06/09/2019, 15.26
RUSSIA
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Urali, un monastero che addestra il villaggio alla boxe e al teatro

di Vladimir Rozanskij

È l’eremo di san Cosma a Kostyleva, che risale al 1704. Nella generale povertà, il monastero offre tutti i servizi sociali. Vi è pure una piccola fabbrica di marmellata di pigne. Serghei, ateo: all’inizio “mi sembravano dei fanatici, poi mi sono reso conto che sono più normali degli altri”.

Mosca (AsiaNews) - Per gli abitanti di uno sperduto villaggio degli Urali, l’eremo di san Cosma a Kostyleva, un monastero ortodosso, è diventato l’unica occasione di intrattenimento e socializzazione. I monaci hanno aperto un circolo chiamato Za drugi svoja, che in russo significa “per gli amici”, ma anche “per il prossimo”, con sezioni di boxe e strike ball, uno studio teatrale e un laboratorio di arti figurative. Le attività si svolgono nel centro catechistico del monastero e nelle palestre delle scuole dei villaggi vicini di Ust-Salda e Kordjukovo. La città più vicina, Verkhoturja, si trova a 30 chilometri, mentre il capoluogo della regione, Ekaterinburg, è quasi a 500 chilometri.

L’eremo risale al 1704, quando qui vennero traslate le reliquie miracolose del beato Simeone dal villaggio di Merkushino, una frazione di Verkhoturja. Secondo la leggenda, lo jurodivyj Cosma, “folle per Cristo”, per alcuni giorni si è messo a saltellare sulle stampelle attorno alle reliquie in processione, chiedendo: “fratello Simeone, prendiamoci una pausa”. E così in tutti i villaggi della zona le “pause” si sono trasformate in altrettante cappelle. Nel 2007, attorno a una di queste è stato aperto il monastero di san Cosma.

Da Ekaterinburg è arrivato un gruppo di monaci, con la ferma intenzione di dedicarsi alla vita eremitica secondo la più rigorosa regola del monte Athos, che prevede liturgia ininterrotta, continui esercizi di ascesi e completa rinuncia a tutto ciò che è mondano. Ma le cose sono andate diversamente.

Al corrispondente della Rossiiskaja Gazeta, l’igumeno (abate) Petr Mazhetov ha raccontato la storia della comunità, che arrivando nel villaggio si rese conto che c’era un’unica via e nessun negozio a disposizione dei 120 abitanti locali, e come unica attrazione la brulla tajga fino al fiume Tura. Gli abitanti si sono stretti intorno ai monaci, e oggi si tengono due spettacoli teatrali all’anno: per i 70 anni della Vittoria hanno preparato “Le Due Sorelle”, Vittoria appunto e Povertà, e oggi preparano “Amalgama”, un dramma filosofico con elementi fantasy. Il regista è lo stesso abate.

Nella sceneggiatura del dramma si confronta il XX secolo con un ipotetico futuro, in cui la gente non si ammala e non soffre, vive molto a lungo, ma non ha più la capacità di generare altre vite. Tutti sono protetti da una sfera protoimmune, chiamata appunto “amalgama”, finché una giovane donna decide di farne e a meno per avere la gioia di “morire madre”. Come spiega p. Petr, è un modo creativo di infondere speranza alla scarna popolazione locale, quasi abbandonata dalla grande società, instillando sani principi cristiano-ortodossi di amore per la vita e la famiglia.

Il monastero si occupa anche degli adulti, per i quali ha aperto una piccola fabbrica per la produzione di tè alle erbe locali, il cosiddetto Ivan-Chaj, e la marmellata di pigne secondo una ricetta esclusiva. I membri del circolo e i lavoratori della fabbrica non fumano e non bevono, molti di loro ogni settimana si confessano e si comunicano alla liturgia domenicale. Alcuni lavoratori e perfino imprenditori, affascinati dai successi della comunità di Kostyleva, si sono trasferiti qui da altri paesi e perfino da Ekaterinburg.

Il monastero sostituisce nel paese l’intera gamma dei servizi sociali, e anche i non credenti della zona si sono abituati a convivere, lavorare e divertirsi insieme ai devoti. Un operaio che si professa ateo, Sergej, ha raccontato che all’inizio “mi sembravano dei fanatici, poi mi sono reso conto che sono più normali degli altri”.

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