Ucciso giornalista cattolico filippino: difendeva le tribù indigene
Manila (AsiaNews/Agenzie) – Un giornalista cattolico, e attivista per i diritti umani, Gerry Ortega, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco il 24 gennaio a Puerto Princesa, nell’isola di Palawan.
Gerry Ortega è il 142mo giornalista ucciso nelle Filippine negli ultimi 25 anni. I vescovi filippini hanno di recente lanciato un allarme per la crescita del crimine e della violenza, particolarmente diretta contro giornalisti, religiosi e religiose, attivisti, sindacalisti e avvocati che difendono i diritti dei più poveri e marginalizzati.
Gerry Ortega, 47 anni, era impegnato in una campagna tesa a difendere le comunità indigene di Palawan. Nei suoi programmi radio ospitava spesso missionari, esponenti delle comunità cristiane e di organizzazioni non governative e gruppi di ambientalisti che avevano lanciato una petizione per salvare una delle più belle isole delle Filippine. Palawan corre il rischio di essere devastata da un grande progetto di miniere autorizzato dai governi centrale e provinciale.
Palawan è popolata da tribù indigene quali Tagbanua, Palawanon,Tau't Bato, Molbog e Batak, che vivono in piccoli villaggi nell’area montagnosa o lungo le coste, e vivono di pesca e agricoltura. Due multinazionali, MacroAsia e Celestial hanno già cominciato ad aprire cave e costruire strade.
MacroAsia ha un accordo con il governo di Manila che consente il diritto di estrazione da terre che sono sempre state di proprietà delle comunità indigene, alcune delle quali hanno di rado contatti con il mondo esterno, e la cui sopravvivenza potrebbe essere messa a rischio dai piani di estrazione.
La campagna per la difesa di Palawan ha portato a una richiesta al governo di Manila di rievocare il “Mining Act” del 1995 che ha aperto la via in tutto il Paese allo sfruttamento di terre appartenenti alle tribù indigene. Gerry Ortega, impegnato anche nella vita della Chiesa, era molto noto nelle Filippine per le sue battaglie via radio in difesa dei diritti umani.