19/07/2017, 08.49
COREA
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Tracciata la mappa delle esecuzioni pubbliche nel Nord

Le esecuzioni avvengono sulle banchine dei fiumi, davanti alle scuole e sui mercati. Avvengono per fucilazione, ma in alcuni casi i condannati vengono picchiati a morte con la giustificazione che non vale la pena di sprecare proiettili. I reati più comuni sono il furto di riso, mais, rame o la diffusione dei giornali della Corea del Sud. Il report si basa sulle interviste a 375 nordcoreani raccolte negli ultimi due anni.

Seoul (AsiaNews/Agenzie) - La Corea del Nord compie delle esecuzioni pubbliche sulle banchine in riva ai fiumi, davanti alle scuole e sui mercati, di persone condannate per reati quali il furto di rame, mais  o riso, per la diffusione dei mezzi di informazione provenienti dalla Corea del Sud o nei casi di prostituzione. Le condanne vengono eseguite per lo più per mezzo della fucilazione, ma in alcuni casi i condannati vengono picchiati a morte con la giustificazione che non vale nemmeno la pena di sprecare dei proiettili.

Emerge da una relazione di un gruppo non governativo di Seoul che spiega come le esecuzioni pubbliche in Corea del Nord siano utilizzate dal regime al fine della propaganda e per scoraggiare certi comportamenti. Il dossier in questione per la prima volta illustra con delle mappe i luoghi degli abusi indicati dalle testimonianze raccolte. Infatti il Gruppo di lavoro per la giustizia di transizione (TJWG) afferma che la ricerca si basa sulle interviste a 375 nordcoreani svolte nel corso degli ultimi due anni. Il TJWG è costituito da attivisti per i diritti umani e ricercatori ed è guidato dall’avvocato Lee Younghwan che dedica la sua attività alla difesa dei diritti umani in Corea del Nord.

L’organizzazione è finanziata da un'organizzazione americana, la National endowment per la democrazia nel mondo, a sua volta sovvenzionata dal Congresso degli Stati Uniti.

L’Onu ha aperto una commissione di inchiesta sul regime nordcoreano nel 2014 per crimini contro l’umanità. La commissione ha dettagliato abusi per i maltrattamenti in carcere, sull’utilizzo sistematico delle torture e sulle modalità delle esecuzioni, ma il veto nel Consiglio di sicurezza da parte della Russia e della Cina ha impedito finora di assumere provvedimenti davanti ad un tribunale internazionale.

(nella foto: il disegno dell'esecuzione pubblica di una condannata, allegato al rapporto dell'Onu nel 2014)

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