20/07/2020, 08.56
GIAPPONE-CINA
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Tokyo: Primi fondi per imprese che spostano produzione dalla Cina

Il governo giapponese vuole ridurre la dipendenza economica da Pechino. Circa 536 milioni di euro andranno a 57 compagnie di ritorno in Giappone. Altre 30 aziende nipponiche che operano in Cina riceveranno fondi per investire nel sud-est asiatico. Gli Usa lavorano a un provvedimento simile.

Tokyo (AsiaNews/Agenzie) – Il governo nipponico ha stanziato i primi fondi per ridurre la propria dipendenza manifatturiera dalla Cina. Nel weekend, il ministero dell’Economia ha annunciato che 57 compagnie nazionali presenti in territorio cinese, incluso il produttore di mascherine protettive Iris Ohyama and Sharp, riceveranno oltre 57 miliardi di yen (468 milioni di euro) per riportare la produzione in patria.

Per un importo non ancora specificato, altre 30 aziende giapponesi che operano in Cina beneficeranno di fondi per spostare le proprie attività in Vietnam, Myanmar, Thailandia e altri Paesi del sud-est asiatico.

Nel complesso, il Giappone sborserà 1,9 miliardi di euro per aiutare le proprie imprese ad abbandonare la Cina. La misura è parte del massiccio stimolo finanziario, pari a 864 miliardi di euro, che il governo nipponico ha annunciato il 7 aprile per combattere gli effetti recessivi della pandemia di coronavirus. Una parte di questa somma (192 milioni di dollari) è destinata a incentivare le aziende nipponiche a chiudere i propri stabilimenti in Cina a riaprirli altri Paesi, soprattutto negli Stati Asean (Associazione dei Paesi del sud-est asiatico).

Le imprese giapponesi dipendono molto dall’importazione di componenti dalla Cina, da dove il Covid-19 si è propagato. L’economia cinese è un elemento essenziale della catena di approvvigionamento globale. Tra gennaio e maggio essa era saltata per il blocco alla produzione imposto da Pechino per contenere la diffusione del Covid-19.

Dopo Taiwan lo scorso anno, il Giappone è l’unico Paese ad aver adottato una politica per riportare in patria gli investimenti finora diretti in Cina. Gli Stati Uniti stanno lavorando a un provvedimento simile, con alcuni settori dell’amministrazione Trump e del Congresso che spingono un vero e proprio “decoupling” (separazione) dal gigante asiatico.

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