Tokyo, da Abe scuse ufficiali alle famiglie dei lebbrosi segregati tra il 1907 e il 1996
I malati venivano reclusi in sanatori; le famiglie avevano difficoltà ad entrare nelle scuole, trovare lavoro e sposarsi. Per il premier, hanno dovuto sopportare “pregiudizi estremamente severi e discriminazioni nella società”. Una sentenza del tribunale di Kumamoto riconosce un indennizzo ai parenti.
Tokyo (AsiaNews/Agenzie) – Il primo ministro Shinzo Abe ha offerto le prime scuse ufficiali del governo giapponese ai familiari dei malati di lebbra, vittime delle politiche di segregazione messe in atto tra il 1907 ed il 1996. L’esecutivo ha anche deciso di non ricorrere in appello contro la recente sentenza di un tribunale del Paese, che ordina allo Stato di pagare loro un risarcimento.
Abe oggi ha riconosciuto come una “dura realtà” il fatto che i malati abbiano dovuto sopportare “pregiudizi estremamente severi e discriminazioni nella società”. “Il governo riflette profondamente sul dolore e le sofferenze patite dai lebbrosi di oggi, da quelli di un tempo e dai loro familiari, e offre scuse sincere”, ha affermato il premier attraverso un comunicato del Consiglio dei ministri.
“Io stesso – ha aggiunto – vorrei esprimere questo sentimento incontrando i familiari”. Yoshihide Suga, capo segretario di gabinetto, rivela che al momento nessuna data è stata fissata ed i dettagli di un eventuale incontro devono prima essere risolti. Per le famiglie dei malati reclusi nei sanatori, le scuse di Abe assumono un significato storico. Nel 2001, il primo ministro Junichiro Koizumi aveva chiesto perdono ma solo alle vittime del passato.
Oggi era il termine entro il quale il governo doveva decidere se fare appello contro la sentenza del tribunale distrettuale di Kumamoto, che lo scorso 28 giugno ha disposto il pagamento di circa 376 milioni di yen (3,08 milioni di euro) come risarcimento a 541 dei 561 querelanti. Il verdetto è il primo a riconoscere un indennizzo ai familiari di ex malati di lebbra.
La corte sottolinea che lo Stato ha agito in modo illegale perché non ha posto fine alla segregazione entro il 1960, quando l’opportunità della politica di segregazione è venuta meno a causa dei progressi in campo medico. La sentenza ha riconosciuto che l’operato dei governi passati ha reso difficile per i familiari dei pazienti entrare nelle scuole, trovare lavoro e sposarsi.
27/12/2016 08:45