Thailandia, madre surrogata rifiuta di affidare la figlia ad una coppia omosessuale
Bangkok (AsiaNews/Agenzie) – Patidta Kusolsang, una ragazza thailandese e madre surrogata, si è rifiutata di firmare i documenti che permetterebbero ad una coppia di omosessuali (un americano e un spagnolo) di adottare la bambina da lei partorita e di estradarla dal Paese.
I due uomini, Gordon Allan Lake e Manuel Valero, hanno riferito che Patidta, che non è la madre biologica della bambina, ha deciso di tenere con sé la bambina, Carmen, proprio quando stavano per lasciare la Thailandia. Lake ha dichiarato che la donna “ha problemi” con l’orientamento sessuale della coppia e non si è presentata lo scorso gennaio a Bangkok per firmare i documenti per il passaporto di Carmen: “Siamo stati qui sei mesi e la nostra vita ora è distrutta – ha detto –. Le nostre famiglie si sono perse i primi sei mesi della splendida vita di Carmen”.
Patidta non ha rilasciato alcun commento sulla vicenda.
La Thailandia è una meta popolare per coppie straniere che cercano servizi di genitorialità surrogata, sia per la regolamentazione morbida che per i bassi costi, paragonati ad altri Paesi.
Questo non è il primo caso di controversia di questo tipo nel Paese. Qualche tempo fa una coppia australiana ha deciso di adottare solo una delle due gemelle nate dal parto commissionato, lasciando quella malata di sindrome di down alla sua madre surrogata.
Per evitare questi scandali, il governo thailandese ha approvato in febbraio una legge che bandisce gli stranieri in cerca di servizi di surrogazione. La legge entrerà in vigore il 30 luglio ma Lake e Valero non la violeranno, in quanto hanno fatto richiesta del servizio già l’anno scorso.
Chiamata in causa dalla coppia, l’ambasciatrice statunitense a Bangkok, Melissa Sweeney, ha dichiarato che i cittadini americani in Thailandia devono sottostare alla legge thailandese e che “secondo la legge americana, il Dipartimento non può fornire un passaporto ad un minore senza il consenso dei genitori legali o del tutore”.
La legge thailandese, inoltre, riconosce la donna che partorisce il bambino come la madre del bambino e coloro che fanno richiesta di parentela non hanno diritti automatici sul bambino.