13/03/2017, 08.47
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Tensioni e accuse fra la Turchia e alcuni Paesi europei

Il presidente turco Erdogan accusa di “nazismo” anche l’Olanda che ha rifiutato l’entrata a due ministri. Altri Paesi europei, come Austria, Svizzera, Svezia e Danimarca, cancellano incontri con i turchi. Germania e Olanda temono la crescita del “populismo” alle imminenti elezioni. Erdogan sfrutta gli incidenti per un più potente nazionalismo.

Istanbul (AsiaNews) – È sempre più pesante la crisi fra la Turchia e alcuni Paesi europei, in particolare Olanda e Germania, accusati di “nazismo” dal presidente Recep Tayyep Erdogan per non aver permesso dei comizi a personalità turche nelle città europee.

I comizi dovevano pubblicizzare il “sì” a favore del referendum che si tiene in Turchia il 16 aprile, con cui il Paese potrebbe passare da una repubblica parlamentare a una presidenziale, accrescendo i poteri di Erdogan.

I comizi dovevano polarizzare l’elettorato turco che si trova all’estero, circa 1,4 milioni in Germania; quasi 400mila in Olanda. La scorsa settimana alcune città tedesche (Colonia, Gaggenau) hanno cancellato raduni a cui dovevano partecipare il ministro degli affari economici Nihat Zeybekci e il ministro della giustizia Bekir Bozdag.

Due giorni fa la ministra turca della famiglia, Fatma Betül Sayan Kaya, è stata in pratica espulsa dai Paesi Bassi, che hanno pure rifiutato la visita al capo della diplomazia turca, Mevlut Cavusoglu.

Ieri Erdogan ha tuonato contro “il nazismo e il fascismo” dell’Aia e ha definito i Paesi Bassi una “repubblica delle banane” e accusato l’occidente di “islamofobia”. Egli ha pure criticato la forza eccessiva usata dalle forze dell’ordine per disperdere un migliaio di manifestanti pro-Erdogan assiepati davanti al consolato di Rotterdam per esigere la venuta dei ministri turchi. La polizia olandese ha usato furgoni, idranti, cavalli e anche una brigata di cani. Come rappresaglia, manifestanti hanno sostituito per breve tempo la bandiera olandese con quella turca sul pennone del consolato dei Paesi Bassi a Istanbul.

Il premier olandese Mark Rutte ha definito “inaccettabili” le parole di Erdogan, ma ha anche chiesto che si abbassino i toni da entrambi i lati. Ieri, davanti a migliaia di sostenitori, Erdogan ha dichiarato. “Non avete ancora pagato il prezzo per poter parlare di una riparazione dei vostri rapporti con la Turchia. Dovete ancora pagare il conto per il vostro affronto”.

La tensione si diffonde in altri Paesi europei: Cavusoglu doveva partecipare a un incontro a Zurigo (Svizzera), ma l’incontro è stato annullato per il rifiuto dell’hotel a ospitarlo; altri raduni sono stati annullati in Austria e in Svezia. Infine, il premier danese Lars Løkke Rasmussen ha chiesto al suo omologo turco Binali Yildirim di rimandare una visita in Danimarca, prevista per la fine di marzo.

La crisi attuale nasconde l’imbarazzo delle diplomazie europee verso la sempre minore democrazia presente in Turchia. Qui, in seguito a un preteso “colpo di Stato”, sono stati arrestati decine di migliaia di personalità – fra cui accademici, giudici, giornalisti, parlamentari – sospettati di essere in combutta con Feithullah Guelen, considerato “la mente” del putsch, o con il "terrorismo".

Allo stesso tempo, in Germania e in Olanda ci si prepara a elezioni politiche e vi è il timore che i raduni pro-Erdogan accrescano i consensi verso i partiti “populisti”, critici verso la presenza dei musulmani in Europa.

La tensione sembra facilitare anche Erdogan e la sua campagna referendaria, che assume sempre più toni nazionalisti e di disprezzo verso l’Europa.

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