Suore indonesiane: con il riso bio, agricoltura sostenibile per contadini cristiani e musulmani
Jakarta (AsiaNews) - Da più di 14 anni un gruppo di suore indonesiane promuove metodi di agricoltura biologica in grado di salvaguardare l’ambiente e provvedere al sostentamento della popolazione. Una sorta di apostolato laico e “del mondo”, come sono solite chiamarlo, che ha attirato l’attenzione di molti contadini - la maggior parte dei quali musulmani - e che di recente ha anche ottenuto il certificato di qualità governativo. Ora si preparano alla commercializzazione del prodotto, un particolare tipo di riso biologico, dimostrando in modo pratico l’attenzione all’ambiente e al creato, oltre che ai fabbisogni dell’uomo, come ricorda papa Francesco nella sua enciclica “Laudato sì. Sulla cura della casa comune” pubblicata oggi.
Nell’ultimo decennio nel Paese asiatico si è andato diffondendo l’utilizzo di agricoltura e alimenti bio nella fascia più alta della popolazione; un privilegio per le classi ricche, a causa dei costi di produzione e dei prezzi elevati al consumo. Ancora oggi sono pochi i contadini che optano per questo tipo di prodotti di qualità, ma che non offrono gli stessi margini in quantità e guadagno rispetto ai prodotti di massa.
Un altro ostacolo alla diffusione dei prodotti bio è la poca conoscenza delle tecniche di coltivazione che, ancora oggi, riguarda una buona parte del settore agricolo locale.
In questo contesto la diocesi di Purwokerto, nello Java centrale, ha sostenuto con forza il lavoro di tre suore cattoliche della Congregazione delle figlie di Maria e Giuseppe (Pmy); negli ultimi 14 anni le religiose hanno promosso un progetto di agricoltura biologica nella loro residenza di Purwosari (distretto di Purworejo). Un apostolato laico, insolito ma che ha saputo coinvolgere l’intera comunità e attirare l’attenzione anche dei non cristiani, nel Paese musulmano più popoloso al mondo in cui i cattolici sono una sparuta (3% circa) minoranza.
A lanciare l’iniziativa è suor Alfonsa Triatmi, assieme alle consorelle suor Bernadetta e suore Franziska, con il sostegno del vescovo di Purwokerto mons. Julianus Sunarka. Il gruppo si avvale della collaborazione di un laico, Albertus Dwi Widyatmojo - meglio noto con il soprannome di “Bejo” - una sorta di tuttofare che ha contribuito in maniera decisiva all’affermazione dell’attività.
Alla presenza di autorità e amministratori, a inizio giugno il trio di suore, il signor Bejo e un gruppo formato da decine di agricoltori e contadini di Puworejo hanno lanciato la produzione di una particolare qualità di riso biologico, che ha ottenuto la certificazione di qualità ministeriale. Infatti, al termine di un lungo percorso durato tre anni di analisi e ispezioni, il dipartimento preposto alla produzione alimentare - l’Indonesian Organic Farming Certification (Inofice) - ha dato il via libera alla commercializzazione, perché il cereale risponde agli standard di qualità previsti (Sni).
Come conferma la circolare ministeriale Sni 629-2013, dice suor Alfonsa Triatmi, “le coltivazioni di Purworejo sono state riconosciute in via ufficiale come zone agricole bio”. Intervistata da AsiaNews, la religiosa con studi da educatrice e pedagoga alle spalle, spiega che l’entusiasmo e la passione per l’agricoltura sono nate in famiglia, perché “i miei genitori erano contadini”. Questa particolare forma di apostolato, aggiunge, non sarebbe stata possibile “senza il contributo di un laico di buona volontà [Bejo, ex seminarista] e della altre due suore della congregazione”.
La religiosa, 67 anni, a dispetto dell’età è ancora in grado di percorrere ancora decine di chilometri a bordo di una moto, per coprire il tragitto che separa Purworejo a Wonosobo (70 km) e non disdegna nemmeno di guidare la macchina. Nata in famiglia, la passione per l’agricoltura è sbocciata durante un incontro sul tema nel lontano 1995 e dai successivi programmi e iniziative cui ha aderito negli anni successivi.
Oggi oltre 140 famiglie del distretto si sono unite alla comunità per la produzione di riso biologico. “Ed è coinvolto solo un piccolo numero di agricoltori cattolici - spiega suor Alfonsa - perché la maggioranza sono musulmani, con i quali abbiamo intrecciato un saldo legame di amicizia”. “Il mio punto di vista - conclude la religiosa Pmy - è chiaro e semplice: voglio educare contadini e agricoltori alla produzione di alimenti biologici, nel contesto di un programma di sviluppo ambientale ecosostenibile”.
07/07/2015
22/06/2015