Suora rischia l’arresto per aver “dissacrato” oggetti indù
di Nirmala Carvalho
Sr. Ajaya Mary, preside dell’istituto Nirmala Covent School, non ha permesso a uno studente di praticare un rituale dedicato alla dea Saraswati. Attivisti indù accusano la religiosa di “aver urtato i sentimenti religiosi della comunità”. La suora parla di una “campagna falsa e maliziosa” contro una scuola che “da 42 anni serve la società”.
Korba (AsiaNews) – Questa mattina attivisti indù dell’Akhil Bharatiya Vidyarthi Parishad (Abv) hanno organizzato un sit-in davanti dalla Nirmala Covent School a Korba (Chhattisgarh) per chiedere l’arresto di suor Ajaya Mary, preside dell’istituto. I manifestanti – per lo più ragazzi – accusano la religiosa di aver “dissacrato” oggetti sacri indù, di proprietà di uno studente. Per suor Ajaya, delle Francescane dell’Immacolata, si tratta di “una grave violazione dei diritti umani, della nostra istituzione cristiana e della dignità della donna. Intimidazioni e aggressioni contro una religiosa minacciano i principi democratici e laici della società indiana, creando disarmonia e squilibri nella comunità”.
L’Abv è un’organizzazione studentesca affiliata al Bharatiya Janata Party (Bjp), partito ultranazionalista indù che guida lo Stato dal 2008. Il Bjp sostiene gruppi appartenenti al movimento estremista indù del Sangh Parivar, come il Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss), il Vishwa Hindu Parishad (Vhp) o il Bajrang Dal, spesso responsabili delle violenze contro dalit e cristiani.
La protesta è scaturita da un episodio accaduto il 28 gennaio scorso. “Durante l’intervallo – racconta suor Ajaya ad AsiaNews –, uno studente ha organizzato in classe un ‘Saraswati Pooja’ [rituale indù dedicato a Saraswati, dea della conoscenza, ndr], senza chiedere alcun permesso. Ha raccolto soldi dai compagni e creato un piccolo altare con fiori, frutta, incenso e un’immagine della divinità”. Dopo aver convocato il padre raccontandogli l’accaduto, la preside ha mandato a casa il ragazzo, dando a lui e al padre gli oggetti rituali che, per tradizione, sono stati immersi in un vicino torrente.
Qualche ora dopo, una folla si è radunata fuori della scuola, accusando la suora di aver “dissacrato” manufatti religiosi, urtando i sentimenti della comunità indù. Insieme alla gente, molte tv locali sono accorse sul posto, riportando la notizia che la preside aveva “offeso” l’induismo “gettando gli oggetti nella spazzatura”.
Non è finita. Il 30 gennaio scorso, un funzionario del distretto ha chiesto a suor Ajaya di concedere agli studenti indù di praticare il rituale. La religiosa ha rifiutato: a quel punto, attivisti dell’Avp hanno fatto irruzione nella scuola portando un’immagine di Saraswati. “Date le pressioni del funzionario e dei manifestanti – spiega la preside – ho chiesto ad alcuni insegnanti indù di celebrare il rito”.
“Le accuse contro di me – spiega suor Ajaya – sono infondate. Quando ho interrogato il ragazzo nel mio ufficio, erano presenti altri cinque insegnanti e alcuni studenti, che tenevano in mano gli oggetti usati per il rituale. Questa falsa, costruita e maliziosa campagna contro me e l’istituto è causa di profonda angoscia. Sono 42 anni che io e le mie consorelle serviamo la comunità attraverso l’educazione, contribuendo in modo significativo allo sviluppo di questa nazione. Migliaia di studenti di qualsiasi credo, ceto e casta hanno goduto del nostro servizio”.
L’Abv è un’organizzazione studentesca affiliata al Bharatiya Janata Party (Bjp), partito ultranazionalista indù che guida lo Stato dal 2008. Il Bjp sostiene gruppi appartenenti al movimento estremista indù del Sangh Parivar, come il Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss), il Vishwa Hindu Parishad (Vhp) o il Bajrang Dal, spesso responsabili delle violenze contro dalit e cristiani.
La protesta è scaturita da un episodio accaduto il 28 gennaio scorso. “Durante l’intervallo – racconta suor Ajaya ad AsiaNews –, uno studente ha organizzato in classe un ‘Saraswati Pooja’ [rituale indù dedicato a Saraswati, dea della conoscenza, ndr], senza chiedere alcun permesso. Ha raccolto soldi dai compagni e creato un piccolo altare con fiori, frutta, incenso e un’immagine della divinità”. Dopo aver convocato il padre raccontandogli l’accaduto, la preside ha mandato a casa il ragazzo, dando a lui e al padre gli oggetti rituali che, per tradizione, sono stati immersi in un vicino torrente.
Qualche ora dopo, una folla si è radunata fuori della scuola, accusando la suora di aver “dissacrato” manufatti religiosi, urtando i sentimenti della comunità indù. Insieme alla gente, molte tv locali sono accorse sul posto, riportando la notizia che la preside aveva “offeso” l’induismo “gettando gli oggetti nella spazzatura”.
Non è finita. Il 30 gennaio scorso, un funzionario del distretto ha chiesto a suor Ajaya di concedere agli studenti indù di praticare il rituale. La religiosa ha rifiutato: a quel punto, attivisti dell’Avp hanno fatto irruzione nella scuola portando un’immagine di Saraswati. “Date le pressioni del funzionario e dei manifestanti – spiega la preside – ho chiesto ad alcuni insegnanti indù di celebrare il rito”.
“Le accuse contro di me – spiega suor Ajaya – sono infondate. Quando ho interrogato il ragazzo nel mio ufficio, erano presenti altri cinque insegnanti e alcuni studenti, che tenevano in mano gli oggetti usati per il rituale. Questa falsa, costruita e maliziosa campagna contro me e l’istituto è causa di profonda angoscia. Sono 42 anni che io e le mie consorelle serviamo la comunità attraverso l’educazione, contribuendo in modo significativo allo sviluppo di questa nazione. Migliaia di studenti di qualsiasi credo, ceto e casta hanno goduto del nostro servizio”.
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