Sri Lanka, il "Venerdì nero" della giustizia. La popolazione scende in piazza
Colombo (AsiaNews) - Con 155 voti a favore e 49 contrari passa in parlamento la mozione di impeachment contro Shirani Bandaranayake. Per protesta migliaia di avvocati, politici, leader religiosi e attivisti ha proclamato per oggi "il venerdì nero", chiedendo a tutti i partecipanti di presentarsi davanti al parlamento con cappelli, bandiere scure per celebrare la morte della giustizia. Diversi partiti di opposizione, fra cui lo United National Party e la Tamil National Alliance, hanno annunciato che voteranno contro la mozione. Il Janatha Vimukthi Peramuna (Jvp, partito marxista) ha optato per il boicottaggio.
Presentata in parlamento in novembre, l'interpellanza contro la Badaranayake parla di 20 capi di imputazione, tra cui patrimoni non dichiarati e violazione di disposizioni costituzionali, senza però scendere in ulteriori dettagli. La donna ha sempre negato le accuse. Lo scorso 7 dicembre, il presidente della Corte suprema è stata vittima di un processo farsa, dove la commissione di inchiesta si è rifiutata di presentare la lista dei testimoni, che hanno spinto i legali della donna ad abbandonare l'aula e a non partecipare alle successive sedute. Società civile, leader cattolici e buddisti e membri della comunità internazionale hanno criticato la mossa, vista come l'ennesimo tentativo da parte del governo di interferire con la magistratura.
Ieri, alcuni sostenitori del governo hanno attaccato una marcia organizzata da cittadini e sindacati degli avvocati, ma sono stati fermati dalla polizia. Anton Marcus, cattolico, uno dei dimostranti, sottolinea che con questa azione il governo dimostra non solo di voler violare la Costituzione, ma di essere disposto a utilizzare anche la violenza per garantire i suoi interessi.
Padre Sarath Iddamalgoda, attivista per diritti umani e membro del Christian Solidarity Movement sottolinea che l'indipendenza della magistratura è un fattore essenziale per la democrazia: "Si parla sempre di sviluppo, ma proprio in nome dell'economia i poveri sono private dei loro diritti". Il sacerdote cita i casi di società private, locali e straniere, che in combutta con il governo si impadroniscono delle terre dei contadini. Un altro problema sono invece le migliaia di lavoratori sfruttati e malpagati. "Per queste persone - afferma - l'unica speranza è stata fino ad ora una certa indipendenza del potere giudiziario. Tuttavia se il governo si impadronisce anche degli organi di giustizia, nessuno potrà garantire ai cittadini i propri diritti".