21/05/2019, 11.28
PAKISTAN – CINA
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Spose pakistane scappano da mariti cinesi: gestivano un bordello

Si allarga l’inchiesta sui matrimoni falsi che vede coinvolti anche pastori cristiani nel rilascio dei certificati di nozze. L’ambasciata cinese invita a non fare allarmismi, ma Pechino è costretta ad ammettere di aver bloccato la concessione dei visti. Almeno 700 donne rimaste coinvolte nel traffico di esseri umani dall’inizio del 2019.

Islamabad (AsiaNews/Agenzie) – Sono scappate dai mariti che gestiscono un bordello illegale a Lahore, camuffato da agenzia matrimoniale, e volevano venderle in Cina: è la storia di due ragazze pakistane date in sposa a uomini cinesi senza scrupoli. La loro vicenda è l’ultimo capitolo del dilagante fenomeno di donne cristiane e musulmane vendute come spose a mariti cinesi e poi immesse nel mercato della prostituzione e del traffico di organi.

Le due mogli si chiamano Samina e Tasawur Bibi e prevengono dalla zona di Kot Momin, nella provincia del Punjab. Esse hanno raccontato di essersi sposate con due uomini che credevano musulmani; solo in seguito hanno scoperto che i mariti non “sono né musulmani né onesti”.

La vicenda delle due ragazze è comune ad altre donne. Secondo l’Agenzia investigativa federale (Fia), il gruppo fabbricava certificati religiosi falsi per gli sposi cinesi, in modo da convincere le famiglie pakistane a dare in spose le proprie figlie.

In Pakistan si sta allargando sempre di più l’inchiesta che ha portato alla luce un vero e proprio traffico di esseri umani tra i due Paesi, legati da forti accordi economici. Fonti della polizia riportano che nelle ultime settimane sono state arrestate decine di persone, tra cui anche pastori cristiani conniventi con i criminali. La piaga dei matrimoni falsi fra ragazze pakistane e giovani cinesi è stata denunciata per prima dalla Chiesa cattolica già diverso tempo fa

La settimana scorsa la Fia ha bloccato due uomini cinesi e tre donne pakistane che si stavano imbarcando a Islamabad su un volo diretto in Cina. Da parte loro, in tutto questo periodo le autorità di Pechino hanno negato l’esistenza di un’organizzazione criminale coinvolta nella compra-vendite delle spose. Oltretutto l’ambasciata cinese in Pakistan ha accusato i media pakistani di aver montato il caso suscitando troppo clamore attorno la vicenda. “È essenziale evitare il sensazionalismo” ha detto, ribadendo che “questioni così delicate devono essere riportate solo sulla base di fatti provati”. Tuttavia in seguito le autorità hanno ammesso di aver fermato la concessione dei visti d’ingresso ad almeno 90 donne.

Gli attivisti lamentano che la rete criminale è favorita dalle poverissime condizioni economiche da cui provengono le ragazze, che rimangono affascinate dalla promessa di un futuro agiato all’estero. Salem Iqbal, attivista cristiano, rivela che almeno 700 donne, in maggioranza cristiane, sono rimaste coinvolte in questo giro d’affari tra Pakistan e Cina solo nell’ultimo anno.

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