04/08/2020, 12.22
LIBANO
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Si è dimesso il ministro degli Esteri: ‘Il Libano va verso la bancarotta’

di Pierre Balanian

Nessuna fiducia da parte della diplomazia internazionale. Perfino la Francia preferisce gestire gli aiuti per le scuole libanesi mediante la sua ambasciata a Beirut. Ancora due suicidi a causa della situazione economica. Timori per una guerra lanciata da Netanyahu nel sud, e una “guerra” al nord: fondamentalisti sunniti, armati da Ankara sono pronti a vendicarsi per l’assassinio di Rafiq Hariri. Il 7 agosto il Tribunale internazionale emetterà la sentenza che con ogni probabilità sarà contro Hezbollah e siriani.

Beirut (AsiaNews) – Con una mossa a sorpresa e senza preavviso, si è dimesso tre giorni fa il ministro degli Esteri Nassif Hitti (v. foto). Egli faceva parte del governo “dei tecnocrati”, che viene spesso definito “del silenzio” perché pare inesistente. Il “governo del silenzio” del Premier Hassan Diab, è completamente isolato sia all’interno del Paese che all’estero da parte dei Paesi una volta alleati ed amici: Ue, Usa e monarchie arabe del Golfo.

Da quando ha preso l’incarico, l’ex ministro degli Esteri non ha mai effettuato alcuna visita all’estero, né ricevuto visite da parte di suoi colleghi stranieri. Unica eccezione, la visita ufficiale del ministro francese degli Esteri, venuto per salvare le scuole libanesi della francofonia, che come tutte le scuole libanesi rischiano di non riaprire l’anno prossimo, a causa del Covid 19, ma anche per la disastrosa situazione economica. La visita del ministro francese è stata però criticata dal premier Hassan Diab.

 Il motivo: la Francia ha deciso di stanziare 15 milioni di euro per aiutare le scuole francofone, ma per la prima volta gli aiuti non verranno concessi al governo libanese, e verranno gestiti direttamente dall’ambasciata francese in Libano su richiesta delle singole scuole. Ciò appare come un segno di sfiducia nei confronti del Libano, da oltre tre decenni in preda alla corruzione dei politici.

Per giustificare il suo atto di fuga da quello che la stampa locale definisce “la barca che affonda”, l’ormai ex ministro Nassif  Hitti ha pronunciato poche parole: “Il Libano – ha detto - va verso la bancarotta…  e non esiste alcuna volontà di introdurre delle riforme”.

In un tweet, Georges Hayek, uno degli intellettuali più ascoltati delle Forze libanesi cristiane, ha commentato: “A che serve un ministro degli Esteri in Libano, i cui rapporti diplomatici sono ormai solo con la Siria, l’Iraq e l’Iran, che gli Hezbollah già mantengono?”.

Immediata la reazione del Presidente della repubblica Michel Aoun, che ha nominato un suo consigliere, il cristiano Charbel Wahbe, ex ambasciatore libanese in Venezuela. La propaganda ufficiale ha subito annunciato che il Kuwait ha invitato il nuovo ministro ad effettuare una visita ufficiale, nonostante la chiusura per ferie in occasione dell’Eid Al Adha dei musulmani. Ma la notizia non è confermata da alcuna fonte kuwaitiana.

Intanto sono aumentati i casi di suicidi: altri due, un libanese ed una lavoratrice straniera etiope, si sono tolti la vita impiccandosi. L’assurdità sta ormai nel silenzio della stampa, che sceglie di coprire queste notizie di suicidio con poche righe, nella piena apatia dell’opinione pubblica.

I casi del Covid 19 aumentano in modo strepitoso, mettendo a rischio le istituzioni sanitarie ed i cittadini che segnati dalla miseria, preferiscono acquistare cibo piuttosto che mascherine chirurgiche, e quando lo fanno, prendono le più scadenti, vendute ad almeno un dollaro Usa.

Due nuove realtà si aggiungono a destare forte preoccupazione: anzitutto il sud, dove le manifestazioni anti Netanyahu, potrebbero spingere il premier israeliano a scatenare una guerra contro il sud del Libano. La mossa aiuterebbe il premier a unire gli israeliani, salvarsi dall’ira popolare in nome dell’unità nazionale, a riportare la calma interna, indicando il pericolo esterno che minaccia la “stessa sopravvivenza di Israele”. La seconda realtà che disturba i sogni dei libanesi è l’appuntamento del 7 agosto prossimo, quando il Tribunale internazionale emetterà la sentenza finale contro i responsabili dell’assassinio dell’ex Primo ministro libanese Rafik Hariri. Secondo molte indiscrezioni il dito accusatorio verrà rivolto contro gli Hezbollah ed il governo siriano di Bashar Al Assad. In questo caso, la sentenza potrebbe scatenare la rivincita di gruppi sunniti ben armati di Tripoli (foto 2) e del nord del Paese, dove da mesi giungono dalla Turchia, mercenari e combattenti siriani dell’Isis. Questi vengono trasportati da Idlib in Turchia e poi via mare a Tripoli in Libano con armi e finanziamenti. Tutti aspettano il discorso televisivo che il segretario generale degli Hezbollah Hassan Nasrallah (foto 3) terrà domani sera alle 20.30, alla vigilia della sentenza. Intanto, da ieri sera, è ripresa in modo timido la protesta popolare degli affamati libanesi, con alcune manifestazioni nel centro di Beirut (foto 4) e a Sidone.

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