12/12/2014, 00.00
COREA DEL SUD
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Seoul, un film contro la corruzione delle chiese cristiane: Dove state andando?

"Quo Vadis" è stato scritto e diretto da un affermato regista coreano, figlio di un pastore cristiano. Nell'opera si denunciano le operazioni economiche illegali, il nepotismo, la corruzione e la fame di potere all'interno delle grandi strutture "che ormai non sono più luoghi di culto". Le denominazioni protestanti nel mirino cercano di boicottare le proiezioni e annunciano azioni legali.

Seoul (AsiaNews) - "Dove state andando?". È con queste parole, eco di quelle pronunciate da Pietro nei confronti di Cristo risorto, che si apre e si chiude uno dei film più controversi oggi in circolazione in Corea del Sud. L'opera si intitola appunto "Quo Vadis" ed è stata realizzata da Kim Jae-hwan, regista di successo e figlio di un pastore protestante. Questi ha voluto compiere un viaggio "nella vergogna delle corrotte chiese cristiane sudcoreane, che oramai non sono più luoghi di culto".

Al momento attuale nel Paese vi sono 78mila chiese cristiane: per l'80% sono di proprietà di denominazioni protestanti e pentecostali, staccate dalle grand iconfessioni cristiane. Fra queste ve ne sono almeno cento che sono classificabili come "mega-chiese": un fenomeno diffuso in America - del Nord e del Sud - e che sta prendendo piede anche in Asia. Si tratta di grandi congregazioni che raccolgono centinaia di migliaia di fedeli, totalmente indipendenti e rette da pastori molto carismatici.

Queste crescono al punto da essere in grado di creare e mantenere veri e propri imperi commerciali, che grazie alle donazioni e agli investimenti arrivano - come nel caso della chiesa Yoido, citato nel film - a divenire brand commerciali. Purtroppo però, come nel caso della stessa Yoido, dietro questa facciata economica nascondono crimini di natura fiscale e persino penale, scandali sessuali e malversazioni di vario tipo. Nel mirino del regista anche la SaRang Community Church, al centro di uno scandalo lo scorso anno per la costruzione di un intero quartiere di Seoul costato 270 milioni di dollari.

Secondo Kim "il processo di crescita di queste chiese ha rispecchiato in maniera fedele l'aumento dei loro interessi in campo economico e sociale. Se guardiamo alla storia, vediamo come abbiano sempre favorito il potere. Ai tempi dell'occupazione giapponese donavano aerei da guerra all'esercito nipponico; durante la dittatura militare, hanno sempre ospitato giornate di preghiera e di ritrovo per i vari leader illegittimi; durante le presidenziali del 2008 hanno fatto eleggere uno dei loro, Lee Myung-bak. Sono sempre state al fianco dei più potenti".

Nel film si vedono spezzoni di telegiornali, interviste a esperti e riprese dai sermoni domenicali. Proprio questo mix, che di fatto diventa un appello per la riforma delle chiese, ha creato non pochi problemi. Inizialmente previsto in almeno 100 sale, il documentario è stato rifiutato in maniera sistematica dai gestori che temevano ritorsioni da parte dei leader cristiani. Al momento ha trovato ospitalità in 13 cinema, quasi tutti d'essai.

Queste mega-chiese, conclude il regista, "parlano sempre del giudizio di Dio, ma io credo che debbano curarsi anche del giudizio della società che le ospita. Sono del tutto disconnesse dalla realtà che le circonda, e spero che possano capire i loro errori". Quanto meno, Kim spera di raggiungere 10mila spettatori: "In questo modo potrò donare il ricavato a Jubilee and Land Justice Association, un gruppo cristiano che aiuta i poveri pagando i loro debiti". 

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