07/02/2013, 00.00
VIETNAM
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Saigon: libero prima della scadenza l’avvocato e dissidente cattolico Le Cong Dinh

Era in carcere dal giugno 2009, con l’accusa di voler rovesciare il governo comunista. Nel processo lampo i giudici gli hanno inflitto cinque anni in carcere e tre di domiciliari. Egli ha lasciato la prigione dopo tre anni e mezzo per “buona condotta” e per le precarie condizioni di salute della madre. “Felice” perché passerà il Tet in famiglia.

Ho Chi Minh City (AsiaNews/Agenzie) - Le autorità vietnamite hanno scarcerato - in anticipo rispetto alla scadenza dei termini - il 44enne avvocato e attivista per i diritti umani Le Cong Dinh, in cella dal giugno 2009 e condannato (gennaio 2010) a cinque anni di galera per "sovversione". Cattolico e con una lunga esperienza di studi negli Stati Uniti, egli era stato ritenuto colpevole - nel corso di un processo farsa durato un giorno - di "attività volte a sovvertire" il partito unico comunista, al potere nel Paese. Dietro il rilascio disposto dopo "soli" tre anni e mezzo, vi è la "buona condotta" tenuta in prigione e le precarie condizioni di salute della madre.

Secondo quanto riferisce a Radio Free Asia (Rfa) la nipote Le Ngoc Anh Dai, ieri mattina l'avvocato attivista ha lasciato il carcere e le sue condizioni psicofisiche sono buone, nonostante sia dimagrito di qualche chilo. "Dinh è uscito di galera verso le 8.30 di ieri mattina - ha sottolineato la ragazza - ed è in buone condizioni, anche se un pochino più magro". E aggiunge: "è molto felice perché potrà festeggiare a casa con la famiglia il Tet", il nuovo anno lunare.

Dinh, in cella dal giugno 2009, è stato condannato assieme ad altri quattro attivisti pro democrazia nel gennaio 2010 da un tribunale della ex Saigon. Nel corso del dibattimento lampo, egli avrebbe ammesso di aver "violato la legge" incontrando attivisti di gruppi stranieri e personalità che lottano per la riforma costituzionale in chiave multipartito. Tuttavia, il legale cattolico e vice-presidente della Ho Chi Minh City Bar Association ha sempre respinto l'accusa di voler "rovesciare il governo".

Dinh, che ha studiato in Francia e si è laureato negli Stati Uniti, ha difeso attivisti per i diritti umani come Nguyen Van Dai e Le Thi Cong Nhan, entrambi incarcerati per attività antigovernative. Al momento dell'arresto, la stampa di regime ha riferito di alcune perquisizioni nella sua abitazione e nel suo studio, durante le quali sono stati sequestrati documenti che provano collusioni con "reazionari nazionali e stranieri per sabotare lo Stato vietnamita". Secondo alcune fonti, dietro l'incriminazione vi sarebbe il sostegno alla battaglia avviata da un gruppo di legali contro gli accordi fra Hanoi e la Cina, che prevedono lo sfruttamento di miniere di bauxite nel centro del Paese; accordi che hanno destato indignazione e malcontento in molti settori della società vietnamita. 

Molte organizzazioni per i diritti umani hanno risposto con sdegno alla sua condanna, che prevede inoltre altri tre anni agli arresti domiciliari. Con molta probabilità, avvertono gli esperti, egli dovrà scontarli fino all'ultimo giorno secondo una prassi consolidata nel Paese comunista.

 

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