Rouhani: economia, Riyadh e Washington, le sfide interne e globali del confermato presidente
Migliaia di persone in piazza hanno celebrato la vittoria del candidato moderato, confermato per un secondo mandato. Il programma di riforme condizionato ai successi in campo economico e alla lotta alla corruzione. Il voto delle municipali nei grandi centri premia i candidati riformisti e moderati.
Teheran (AsiaNews) - Una lotta a tutto campo contro la corruzione, un rafforzamento dell’economia con l’obiettivo di ridurre la disoccupazione, per rilanciare il tema delle riforme nel campo dei diritti civili e individuali. Sono queste le sfide che attendono il neo presidente iraniano Hassan Rouhani, trionfatore alle elezioni del 19 maggio scorso che gli hanno assicurato un secondo mandato.
La vittoria del candidato moderato, sostenuto anche dalla fazione riformista, a spese del leader ultraconservatore Ebrahim Raisi è stata accolta con festeggiamenti di piazza, soprattutto nei grandi centri e fra le fasce della popolazione più giovane. Con il 57% dei voti il 68enne Rouhani ha vinto la concorrenza di Raisi, fermo al 38%. Per lo sfidante, che avrebbe denunciato “irregolarità” nelle operazioni di voto, si è trattato di una sconfitta pesantissima a dispetto del sostegno dell’establishment e dei religiosi, schierati in massa in sui favore. Ora si allontanano anche le possibilità di succedere, un giorno, al grande ayatollah Ali Khamenei come guida suprema del Paese.
Il risultato elettorale è la conferma che la maggioranza degli iraniani approva la politica di apertura promossa da Rouhani, culminata nello storico accordo sul programma atomico, che ha determinato un parziale alleggerimento delle sanzioni economiche dell’Occidente. Nella capitale migliaia di persone si sono riversate per le strade colorate di verde e viola - simbolo dei riformatori e dei moderati - esprimendo la loro gioia e intonando slogan e canti fra cui “Grazie Iran”, “Viva le riforme” e “Lunga vita a Rouhani”.
Per il presidente si prospetta dunque una doppia sfida, interna ed estera: in Iran, il braccio di ferro con conservatori e leadership religiosa, ostili alla politica di riforme. Il rischio è che Rouhani ripeta il secondo, fallimentare mandato di Mohammad Khatami (1997-2005) che non ha saputo proseguire nel timido cammino di apertura del primo quadriennio. Analisti ed esperti spiegano che il programma di riforme è condizionato ai successi nel comparto economico e nel conseguente miglioramento della vita quotidiana delle persone. Lo stesso ayatollah Khamenei congratulandosi per la vittoria “del popolo iraniano” ha ricordato che “la priorità è la lotta alla corruzione, le fasce della popolazione depresse e le zone rurali”.
Sul piano internazionale, resta la contrapposizione con l’Arabia Saudita che, nel fine settimana, ha rinsaldato l’alleanza con gli Stati Uniti in chiave anti-iraniana nella regione. In questo senso Washington - con l’amministrazione guidata da Donald Trump diffidente, se non apertamente ostile verso Teheran - ha firmato un accordo che prevede la fornitura di armi per un valore di 400 miliardi di dollari. Dal canto loro i governi europei, la Russia e le nazioni asiatiche hanno salutato la vittoria di Rouhani rilanciando il cammino di dialogo e collaborazione che ha portato alla firma sul nucleare e riaperto i mercati iraniani. Investimenti che risentono però del blocco all’uso del dollaro nelle transazioni bancarie, rallentando crescita e sviluppo anche occupazionale.
Nel braccio di ferro interno e internazionale si misureranno le abilità diplomatiche del leader iraniano.
Infine, il successo di moderati e riformisti è testimoniato dal risultato delle elezioni municipali in Iran, aperte alle donne, in cui i candidati hanno saputo conquistare tutti e 21 i seggi disponibili a Tehran. Per la prima volta i riformisti avranno dunque il controllo completo della municipalità della capitale per la prima volta dal 1999, primo anno in cui si è votato. Successi si registrano anche in molte altre grandi città fra cui Isfahan, Kerman, Mashhad, Semnan, Shiraz, Tabriz e Zahedan. I riformisti potranno inoltre rimuovere dall’incarico l’attuale sindaco (ultraconservatore) Mohammad Bagher Qalibaf, fra i candidati alle presidenziali prima di ritirarsi dalla corsa e annunciare il proprio sostegno a Raisi.
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