24/10/2019, 15.04
MYANMAR-BANGLADESH
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Rohingya, rimpatriati solo 29 profughi

L’ultimo gruppo ha raggiunto lo Stato di Rakhine la mattina di due giorni fa. Secondo i funzionari birmani, finora quest'anno sono tornati solo 168 rifugiati maschi e 290 femmine. I governi di Myanmar e Bangladesh si accusano a vicenda per il fallimento del processo.

Naypyidaw (AsiaNews) – Nell’ultima settimana, solo altri 29 profughi Rohingya hanno aderito al processo di ritorno volontario. Questi si aggiungono ai poco più di 425 già tornati in Myanmar dal Bangladesh in quasi un anno, grazie alle procedure concordate dai due governi. Sebbene Nayipyidaw e Dhaka continuino a dichiararsi pronte a porre fine alla crisi umanitaria Rohingya, i membri della minoranza etnica musulmana non sembrano ancora intenzionati a rimpatriare.

L’ultimo gruppo ha raggiunto lo Stato di Rakhine la mattina di due giorni fa e solo dopo aver annunciato alle autorità locali il proprio arrivo. Funzionari birmani hanno verificato le identità dei rimpatriati per accertarsi che fossero nell’elenco e che i loro nomi non comparissero nelle liste di sospetti miliziani dell’Arakan Rohingya Salvation Army (Arsa).  Nell’agosto 2017, il gruppo armato islamista si è reso responsabile per una serie di attacchi coordinati contro le Forze armate del Myanmar a Maungdaw.

Nei vari campi nel distretto di Cox’s Bazar, terra di confine tra i due Paesi, sono accampati almeno un milione di profughi, fuggiti in diverse ondate di violenze. Il 23 novembre 2017, Dhaka e Naypyidaw si sono accordate per il graduale “rimpatrio volontario, sicuro e dignitoso” di parte degli sfollati. Era previsto per il 15 novembre 2018 l’inizio delle operazioni di rientro. Tuttavia, nessuno ha espresso la volontà di tornare indietro, almeno fino a quando Naypyidaw non garantirà “sicurezza e diritti di cittadinanza”. Lo scorso 21 agosto, anche il secondo tentativo si è rivelato un insuccesso. Abul Kalam Abdul Momen, ministro degli Esteri di Dhaka, ha dichiarato la sera stessa che Bangladesh e Myanmar erano “del tutto pronti”, accusando i leader Rohingya e le Ong che operano nei campi di “scoraggiare il rimpatrio dei profughi”.

Secondo la premier Sheikh Hasina, i Rohingya sono ormai “un peso per il Bangladesh”. Negli ultimi mesi, la popolazione bangladeshi ha cominciato a manifestare insofferenza nei confronti dei profughi. Nei campi profughi di Cox’s Bazar e nelle località adiacenti sono aumentati reati come rapine, omicidi, prostituzione e traffico di stupefacenti.

I governi di Myanmar e Bangladesh si accusano a vicenda per il fallimento del processo. Win Myat Aye, ministro birmano della Previdenza sociale, i soccorsi e il reinsediamento, afferma oggi che Naypyidaw vuole che i rifugiati Rohingya ritornino e che i preparativi per riceverli sono ultimati. Il ministro esorta il Bangladesh a lasciar partire i 400 o più rifugiati indù che vogliono essere rimpatriati, poiché ciò potrebbe contribuire a sbloccare la situazione.

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