Riyadh vuole estrarre uranio per rafforzare il programma nucleare
Per i sauditi è un passo fondamentale in direzione dell’auto-sufficienza. L’obiettivo è produrre l’atomica per diversificare le fonti di approvvigionamento energetico. Entro la fine del 2018 sarà assegnato il bando per la costruzione dei primi due reattori. Aiea: l’Iran continua ad adempiere a “tutti gli obblighi” previsti dall’accordo sul nucleare.
Riyadh (AsiaNews) - L’Arabia Saudita ha elaborato un progetto di estrazione dell’uranio a livello nazionale, nel contesto del programma sul nucleare promosso di recente per affrancare il Paese dalla dipendenza dal petrolio. Per la leadership del regno wahhabita si tratta di un passo fondamentale nella direzione della “auto-sufficienza” della produzione di combustibile atomico per scopi civili, seguendo l’esempio del grande rivale della regione, l’Iran.
Secondo quanto riferisce Hashim bin Abdullah Yamani, capo della King Abdullah City for Atomic and Renewable Energy (Kacare), l’agenzia saudita responsabile del programma atomico, l’estrazione interna presenta evidenti vantaggi da un punto di vista economico. Il programma, precisa l’autorità, ha scopi “civili” e mira solo a “diversificare” le fonti di approvvigionamento dell’energia per uso interno.
Entro la fine del 2018 è prevista la conclusione del bando che porterà all’assegnazione del progetto di costruzione dei primi due reattori nucleari nel Paese. In prima fila fra i potenziali costruttori vi sono Corea del Sud, Cina, Francia, Giappone e Stati Uniti.
“Utilizzeremo il minerale di uranio - aggiunge Yamani - che ho mostrato di garantire un vantaggio economico”. Per far funzionare i reattori è necessario uranio arricchito al 5%; sfruttando la medesima tecnologia e portando il livello a un grado superiore si può arrivare alla produzione di armi atomiche.
L’Arabia Saudita è la seconda nazione del Golfo a coltivare ambizioni nucleari, dopo gli Emirati Arabi Uniti che hanno già avviato - in collaborazione con la Corea del Sud - il loro primo reattore, operativo entro il 2018. Peraltro, gli Emirati si sono impegnati a non arricchire da soli l’uranio e a non trattare il carburante esaurito.
La svolta nucleare sul piano energetico è solo una delle molte riforme avviate dal principe ereditario, il 32enne Mohammed bin Salman, nel contesto del programma “Vision 2030”: fra i recenti cambiamenti il via libera alle donne alla guida e l’apertura degli stadi all’universo rosa, insieme all’introduzione di un islam "moderato e aperto". Agli esperti dell’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia nucleare, sarà affidato il compito di valutare le modalità della costruzione degli impianti e dare il via libera, conclude Yamanni, “all’introduzione di energia nucleare per scopi pacifici”.
Intanto il capo dell’Aiea Yukiya Amano ha certificato nei giorni scorsi il rispetto da parte dell’Iran di “tutti gli obblighi” che la Repubblica islamica si è assunta nel contesto degli accordi internazionali sul nucleare (il Jcpoa). “Tutte le parti coinvolte - ha dichiarato nei giorni scorsi, nel contesto di una visita a Teheran - stanno onorando i loro impegni”. Dalla sigla dell’accordo, in otto occasioni l’Aiea ha certificato il “totale impegno” dell’Iran a seguire il protocollo stabilito con i Paesi del 5+1 (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Cina, Russia e Germania).
Behrouz Kamalvandi, portavoce dell’Agenzia atomica iraniana (Aeoi), sottolinea che il direttore Aiea Amano è “consapevole dell’onestà dell’Iran e della piena adesione agli obblighi assunti in base al Jcpoa” e che “non abbiamo violato i nostri doveri. Tuttavia, di recente il presidente Usa Donald Trump ha sconfessato il patto, dando mandato al Congresso di votare nuove sanzioni e minacciando la “cessazione totale” dell’accordo stesso.