05/09/2018, 08.52
ARABIA SAUDITA
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Riyadh, 5 anni di carcere per chi fa satira sul web

Nel mirino quanti deridono, provocano o stravolgono “l’ordine pubblico, i valori religiosi e la morale pubblica”. Oltre al carcere, i colpevoli rischiano una multa di 800mila dollari. Prosegue la campagna governativa contro voci critiche e dissidenti. Chiesta la pena di morte per il 61enne leader religioso Salman Odah che aveva chiesto migliori rapporti col Qatar. 

 

Riyadh (AsiaNews/Agenzie) - L’Arabia Saudita intende punire quanti fanno satira utilizzando il web, con l’obiettivo di “deridere, provocare o stravolgere l’ordine pubblico, i valori religiosi e la morale pubblica”. In una nota a firma della procura emerge che quanti produrranno o veicoleranno materiale proibito potranno subire fino a cinque anni di carcere e una multa di 800mila dollari. 

Già in passato il governo aveva sfruttato le leggi contro il crimine in rete per colpire dissidenti e voci critiche verso l’esecutivo e le massime autorità religiose e istituzionali del Paese. Tuttavia, quest’ultimo annuncio mostra una volta di più il pugno di ferro usato da Riyadh contro quanti fanno satira o utilizzano la rete per veicolare idee non conformi. 

Dallo scorso anno i vertici governativi hanno lanciato una durissima campagna contro quanti chiedono maggiori diritti e libertà all’interno della società. Sono decine gli arresti di voci critiche o di persone “sospettate” di intrattenere “legami” con “realtà straniere” e di fornire sostegno finanziario a “nemici stranieri”. Finora nessuna delle persone arrestate è stata incriminata; gli attivisti sono rinchiusi in celle di isolamento e non hanno contatti con le loro famiglie o i legali. 

Nel mirino sono finite attiviste femminili, difensori dei diritti umani, leader religiosi di primo piano dalla visione troppo “riformista” e intellettuali. Misure che contrastano con le sbandierate aperture e una serie di riforme promosse nel contesto del programma “Vision 2030” voluto dal principe ereditario Mohammad bin Salman (Mbs). E confermano, una volta di più, come il regno saudita resti una monarchia assoluta di stampo wahhabita, in cui non è ammesso il minimo dissenso. 

Fra le personalità di primo piano arrestate vi è il 61enne leader religioso Salman Odah, che vanta oltre 14 milioni di follower su Twitter. Nei giorni scorsi il pubblico ministero ha chiesto la pena di morte a carico dell’uomo con l’accusa di “sedizione” e “rivolta”, per aver pubblicato un post in cui auspicava “migliori rapporti” con il Qatar

Le autorità hanno invocato la pena capitale a carico di cinque altri attivisti, fra cui la leader femminile Israa al-Ghomgham, colpevole di aver aderito a proteste anti-governative promosse dalla minoranza sciita a Qatif.

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