Rinviata la prima udienza sulla suora di Madre Teresa che “vende bambini”
di Melani Manel Perera
Si terrà il prossimo 15 dicembre. La polizia chiede tempo per ulteriori indagini. Molte critiche dal mondo cattolico al silenzio stampa della Chiesa. Alcuni temono che dietro l’accusa ci sia il tentativo di favorire gli orfanotrofi buddisti.
Colombo (AsiaNews) – La prima udienza sul caso di suor Eliza, Missionaria della Carità accusata di “vendere bambini” nel suo ostello (Prem Nivesa, nella foto) per ragazze madri, è stata rinviata al 15 dicembre prossimo. Prevista per oggi, il giudice ha accolto la richiesta della polizia di dare tempo per condurre ulteriori indagini. In risposta alle critiche di personalità vicine alla religiosa sull’atteggiamento “poco chiaro” dei giornali, il giudice ha precisato che “i media dovrebbero lavorare con responsabilità”. Intanto, il portavoce diocesano di Colombo, p. Benedict Joseph, ha dichiarato che la Chiesa “si sta attivando”, ma non ha rilasciato ancora alcun comunicato ufficiale. E secondo diverse personalità del mondo cattolico, proprio questo silenzio “sta provocando il male peggiore alle sorelle di Madre Teresa, lasciando spazio a inutili speculazioni della stampa scandalistica”.
Per p. Oswald B. Firth, ex superiore regionale per lo Sri Lanka degli Oblati di Maria Immacolata, oggi in Australia, parlare di bambini venduti riferendosi all’opera delle Missionarie è “pura spazzatura. Conosco da tempo queste suore e svolgono un lavoro meraviglioso. Nel rispetto della Parola di Dio tolgono dalle strade i bambini abbandonati, offrono una casa alle giovani madri che non sanno dove andare, senza distinzione di religione, lingua o razza”.
Alcuni accusano in modo diretto Anoma Dissanayake, la direttrice della National Child Protection Auctority (Ncpa), di aver premeditato l’attacco mediatico e legale alle Missionarie dell’ostello, per favorire gli orfanotrofi buddisti.
“Quando ho letto la notizia del caso di suor Eliza – afferma ad AsiaNews p. Maria Anthony, ex provinciale dei gesuiti per lo sri Lanka, oggi in Pakistan – mi è sembrato tutto esagerato. La corsa del direttore della Ncpa a raccontare ai media cose non ancora comprovate da indagini mostra che quella donna aveva pianificato tutto”. Il gesuita è poi perplesso sulla posizione assunta dalla Chiesa: “Ho telefonato ad alcuni amici in Sri Lanka, tutti mi dicono che la Chiesa non si esprime sulla questione. Ma i fedeli hanno il diritto di sapere la verità”.
In risposta alle accuse, il portavoce della diocesi di Colombo afferma ad AsiaNews che “tutti hanno il diritto di domandare e conoscere la verità. Ma come la Chiesa gestisce una situazione piuttosto che un’altra cambia di volta in volta. Lasciateci lavorare, vi faremo sapere tutto a tempo debito”.
Secondo Jude Perera, un attivista sociale del nord del Paese, l’attacco mediatico è “un modo per danneggiare i cristiani”. Egli infatti ricorda “lo stesso presidente della Ncpa chiedere al suo staff di non disturbare un orfanotrofio condotto da monaci buddisti, nell’area di Vaviniya”. La struttura, spiega l’attivista, “è la casa di bambini tamil, costretti a radersi la testa e praticare il buddismo, senza poter vedere i loro familiari”.
Anura Ranatunga, un buddista di Colombo, difende il lavoro delle Missionarie: “Conosco moltissime ragazze buddiste, madri e figlie, che hanno ricevuto da queste suore le cure e le attenzioni migliori. Dobbiamo tutti ringraziare queste religiose per quanto hanno fatto in questi anni”.
Per p. Oswald B. Firth, ex superiore regionale per lo Sri Lanka degli Oblati di Maria Immacolata, oggi in Australia, parlare di bambini venduti riferendosi all’opera delle Missionarie è “pura spazzatura. Conosco da tempo queste suore e svolgono un lavoro meraviglioso. Nel rispetto della Parola di Dio tolgono dalle strade i bambini abbandonati, offrono una casa alle giovani madri che non sanno dove andare, senza distinzione di religione, lingua o razza”.
Alcuni accusano in modo diretto Anoma Dissanayake, la direttrice della National Child Protection Auctority (Ncpa), di aver premeditato l’attacco mediatico e legale alle Missionarie dell’ostello, per favorire gli orfanotrofi buddisti.
“Quando ho letto la notizia del caso di suor Eliza – afferma ad AsiaNews p. Maria Anthony, ex provinciale dei gesuiti per lo sri Lanka, oggi in Pakistan – mi è sembrato tutto esagerato. La corsa del direttore della Ncpa a raccontare ai media cose non ancora comprovate da indagini mostra che quella donna aveva pianificato tutto”. Il gesuita è poi perplesso sulla posizione assunta dalla Chiesa: “Ho telefonato ad alcuni amici in Sri Lanka, tutti mi dicono che la Chiesa non si esprime sulla questione. Ma i fedeli hanno il diritto di sapere la verità”.
In risposta alle accuse, il portavoce della diocesi di Colombo afferma ad AsiaNews che “tutti hanno il diritto di domandare e conoscere la verità. Ma come la Chiesa gestisce una situazione piuttosto che un’altra cambia di volta in volta. Lasciateci lavorare, vi faremo sapere tutto a tempo debito”.
Secondo Jude Perera, un attivista sociale del nord del Paese, l’attacco mediatico è “un modo per danneggiare i cristiani”. Egli infatti ricorda “lo stesso presidente della Ncpa chiedere al suo staff di non disturbare un orfanotrofio condotto da monaci buddisti, nell’area di Vaviniya”. La struttura, spiega l’attivista, “è la casa di bambini tamil, costretti a radersi la testa e praticare il buddismo, senza poter vedere i loro familiari”.
Anura Ranatunga, un buddista di Colombo, difende il lavoro delle Missionarie: “Conosco moltissime ragazze buddiste, madri e figlie, che hanno ricevuto da queste suore le cure e le attenzioni migliori. Dobbiamo tutti ringraziare queste religiose per quanto hanno fatto in questi anni”.
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