Riforma dei campi di lavoro, lo scetticismo della società civile
Pechino (AsiaNews) - La riforma del sistema dei lavori forzati in Cina, annunciata, ma non confermata da un dirigente di alto livello, ha scatenato il dibattito fra coloro che operano per i diritti umani nel Paese. Nell'ambito del suo nuovo afflato riformista, il governo cinese ha fatto trapelare l'intenzione di mettere fine ai campi di lavoro forzato, in particolare ai laojiao ("riforma attraverso il lavoro"), a cui spesso sono condannati cristiani, membri della Falun Gong e persone responsabili di piccoli crimini.
In un incontro chiuso al pubblico, che si è svolto ieri, Meng Jianzhu, segretario del Comitato per gli affari politici e legali del Partito comunista cinese, ha dichiarato che in questo anno la Cina fermerà la pratica della "rieducazione attraverso il lavoro". Oggi i media ufficiali e le fonti che sono state interpellate sulla questione mandano segnali discordanti.
Anche se un dirigente presente all'incontro conferma quanto scritto dai media di Hong Kong, un articolo della Xinhua sulla conferenza scrive che le autorità sono impegnate a "riformare" il sistema, mentre altri analisti sottolineano che Meng ha parlato di "fermare" e non di "abolire" il sistema dei laojiao.
Anche gli attivisti e gli avvocati per i diritti umani presenti nel Paese hanno alcune riserve. Maya Wang, ricercatrice presso Human Rights Watch, dice: "Di certo l'annuncio è un passo positivo in sé, ma siamo ancora molto lontani dal capire cosa ci riserva il futuro. Il governo intende fare dei cambiamenti puramente estetici al sistema, dandogli un altro nome? Se non viene abolito del tutto, il sistema ne creerà un altro e non si farà nulla per fermare gli abusi quotidiani".
Per il China Human Rights Defender il sistema dei laojiao è uno strumento molto conveniente per la polizia, che lo utilizza per trattenere sotto la propria custodia persino coloro che sono stati prosciolti dai tribunali legali. Per il gruppo, uno dei più attivi nel campo della difesa dei diritti umani in Cina, il laojiao è "un covo di ingiustizie".