26/03/2012, 00.00
SRI LANKA
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Religiosi cristiani e società civile: basta campagne d’odio in Sri Lanka

di Melani Manel Perera
Il Paese risponde all’approvazione della risoluzione Onu sui crimini di guerra in Sri Lanka con minacce a giornalisti e attivisti per i diritti umani. Il ministro dei Trasporti: “Spezzerò le gambe ai giornalisti che parlano male del Paese”. Intimidazioni contro i 71 delegati srilankesi presenti a Ginevra. Alto commissario del Consiglio Onu per i diritti umani: “Il governo si dissoci da tali dichiarazioni”.

Colombo (AsiaNews) - Religiosi cristiani, attivisti, giornalisti, accademici e organizzazioni della società civile chiedono al governo dello Sri Lanka di fermare le campagne d'odio e proteggere i difensori dei diritti umani. Negli ultimi giorni infatti, dentro e fuori del Paese vi sono state diverse manifestazioni contro l'approvazione della risoluzione del Consiglio Onu per i diritti umani sui crimini di guerra in Sri Lanka. Il ministro delle Relazioni pubbliche Mervyn Silva ha minacciato di "spezzare le gambe" ai giornalisti srilankesi che all'estero hanno parlato male del Paese. Inoltre, durante la seduta sono volati insulti, minacce e intimidazioni contro i 71 delegati srilankesi (v. foto), a Ginevra per il dibattito. L'ambasciatore dello Sri Lanka in Svizzera ha ricevuto una lettera anonima di minacce.

Nell'isola intanto, alcuni giornali, siti online, televisioni e radio hanno portato avanti vere e proprie campagne di diffamazione contro attivisti e giornalisti che sostenevano la risoluzione. Facendo nomi e cognomi, li hanno descritti come "la banda delle ong" e accusati di tradimento, attività mercenarie e legami con il terrorismo. Molti lettori commentavano queste notizie, chiedendo di bruciare le case di questi attivisti e ucciderli.

Alcune minacce erano rivolte contro tre attivisti, presenti a Ginevra per discutere della risoluzione. I tre - Sunila Abeysekara, Nimalka Fernando e Paikiasothy Saravanamuttu - hanno pubblicato un comunicato ufficiale: "È una vergogna che in un momento della storia del nostro Paese in cui abbiamo l'opportunità di trasformare la nostra società, il governo e i suoi media abbiano ritenuto necessario lanciarsi in un attacco senza precedenti e personalizzato contro di noi. Che ci sia una risoluzione Onu sullo Sri Lanka o no, il nostro lavoro di difesa dei diritti umani deve andare, e andrà, avanti".

Il ministro delle Relazioni pubbliche Mervyn Silva ha dichiarato ad alcuni media locali: "Sono quello che ha buttato fuori dal Paese il giornalista Poddala Jayantha. Oggi vi dico che spezzerò le gambe a tutti quei giornalisti che osano andare contro il nostro Paese, e a quanti oseranno rimettere piede qui". Il primo giugno 2009 Poddala Jayantha, segretario della Sri Lanka Working Journalist Association (Slwja) e firma del quotidiano singalese Silumina, è stato assalito e sequestrato da un gruppo. Trascinato a bordo di un camioncino, l'uomo è stato picchiato, riportando fratture alle gambe; gli assalitori gli hanno tagliato barba e capelli per poi abbandonarlo nei pressi dell'IDH hospital di Colombo. In seguito all'aggressione, è stato costretto ad abbandonare il Paese.

Navi Pillai, l'alto commissario per il Consiglio Onu sui diritti umani, ha esortato il governo dello Sri Lanka a dissociarsi da simili dichiarazioni e proteggere invece gli attivisti per i diritti umani, per garantire in modo chiaro il diritto dei cittadini di partecipare al dibattito internazionale.

 

 

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