Rebiya Kadeer: Pechino non ha potere sull’amore creato da Dio fra me e i miei figli
Sydney (AsiaNews/Agenzie) – Rebiya Kadeer, l’esule uiguri divenuta avvocata dei diritti della minoranza musulmana davanti alla violenza cinese, ha denunciato come falsa una lettera pubblicata da Pechino secondo cui I figli della Kadeer la denuncerebbero come responsabile delle violenze nello Xinjiang all’inizio di luglio.
Arrivando a Sydney, dove presenzierà al Festival internazionale del cinema, ella ha detto: “La Cina ha potere. Essi sono capaci di controllare i discorsi dei miei figli e torcere la loro lingua contro di me, ma non possono controllare l’amore creato da Dio fra me e i miei figli”. “Conosco i miei figli”, ha aggiunto. “Nessuno si mette a criticare la propria madre per qualcosa, anche se ha fatto qualcosa di sbagliato”.
Secondo i media cinesi, che hanno dato ampio spazio alla fantomatica lettera, il messaggio proviene dai due figli Khahar e Memet e dalla figlia Roxingul. “A causa tua – dice la lettera – molte persone innocenti di tutti i gruppi etnici hanno perso la vita ad Urumqi il 5 luglio scorso, con enormi danni a proprietà, negozi e veicoli”.
Rebiya Kadeer ha 11 figli, tutti rimasti nello Xinjiang, dopo il suo esilio forzato negli Stati Uniti.
Due di loro sono in prigione. Nel 2007, Ablikim Abdiriyim, è stato condannato a 9 anni di carcere dal tribunale di Urumqi. Secondo l’accusa, Ablikim ha diffuso articoli secessionisti su internet, istigando contro ad agire il governo e “distorcendo” la situazione dei diritti umani e la politica etnica in Cina. E’ stato anche privato dei diritti politici per tre anni. Un altro suo figlio, Alim Abdiriyim, è stato condannato nel settembre 2006 a 7 anni di carcere per evasione fiscale. Un terzo figlio è stato arrestato per evasione fiscale ma è stato condannato solo a una multa e una figlia è da anni agli arresti domiciliari.
“Conosco le autorità cinesi e i loro metodi vecchi e nuovi per criticare i nemici” ha detto la Kadeer.
Il tentativo di discreditare la leader uiguri ricorda da vicino la campagna piena di falsità e di ingiurie contro il Dalai Lama prima delle Olimpiadi di Pechino nel 2008. Personalità del governo lo hanno accusato di essere “un diavolo travestito da angelo”; “un lupo famelico nelle vesti di agnello”.
La fantomatica lettera ricalca anche lo stile delle autorità cinesi durante la Rivoluzione culturale in cui Mao invitava i giovani a denunciare i loro genitori. Curiosamente, i brani della lettera citati nei media cinesi, ricalcano in tutto la lettura di Pechino sui fatti dello Xinjiang.
Il 5 luglio scorso una manifestazione di migliaia di uiguri a Urumqi è degenerata in uno scontro etnico con i cinesi Han. La Cina accusa la Kadeer e il World Uygur Congress di aver architettato il piano “per distruggere l’armonia e l’unità fra i gruppi etnici” e di aver portato alla morte 197 persone in maggioranza Han. Gli esuli uiguri accusano invece l’esercito cinese e la polizia di superficialità e di aver provocato lo scontro che ha portato all’arresto di oltre 1400 uiguri e alla scomparsa di “almeno 10 mila”, secondo la Kadeer.
Attenti osservatori ritengono che l’incidente serve a Pechino per stabilire un maggiore controllo sul Paese e una maggiore coesione a pochi mesi dai festeggiamenti per i 60 anni della Repubblica popolare cinese.