15/11/2017, 11.40
MYANMAR
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Rakhine, militante Rohingya: ‘Siamo in migliaia e ben armati’

Tra le fila dell’Arakan Rohingya Salvation Army (Arsa) 5mila guerriglieri. Solo i giovani Rohingya si sottopongono all’addestramento. Il reclutamento nei villaggi iniziato più di tre anni fa. Le azioni dello scorso agosto pianificate da mesi. Alle violenze hanno preso parte anche gli abitanti dei villaggi musulmani. Almeno 150 jihadisti hanno trovato rifugio nei 15 campi profughi di Cox’s Bazar, Bangladesh.

Naypyitaw (AsiaNews/Rfa) – L’Arakan Rohingya Salvation Army (Arsa), gruppo armato islamista responsabile per l’innesco delle recenti violenze etniche nello Stato occidentale di Rakhine, vanta tra le sue fila migliaia di combattenti ed armi sottratte alle Forze di sicurezza del Myanmar. È quanto dichiara a BenarNews, testata affiliata a Rfa, un militante coinvolto in alcuni degli attacchi letali dello scorso 25 agosto.

Da un campo profughi di Cox’s Bazar (Bangladesh), il 28enne Nurul Islam [nome fittizio, ndr] afferma che 5mila guerriglieri dell’Arsa hanno preso parte a quella che egli definisce “un’insurrezione organizzata”. “Ogni compagnia comprendeva tra i 500 ed i 1000 Rohingya armati di bastoni e coltelli, insieme ad una manciata di squadre addestrate che avevano pistole e bombe a mano. L'azione voleva intimidire le forze armate birmane, ingannarle facendo creder loro che fossero in inferiorità numerica”, racconta il militante.

I ribelli erano armati anche di “pistole fatte a mano, fucili e bombe”, la maggior parte delle quali acquistate da banditi locali o frutto di saccheggi. Nurul Islam riferisce che non tutti i guerriglieri dell’Arsa sono addestrati per combattere, ed i membri lavorano a “diversi livelli”. Solo i giovani Rohingya che sono fisicamente ed emotivamente forti, si sottopongono all’addestramento. Gli altri sono assegnati ad incarichi come il reclutamento, il monitoraggio delle attività delle truppe birmane, l’organizzazione di armi e fondi per il gruppo e l’assistenza ai poveri ed ai bisognosi Rohingya. “Non abbiamo armi all'avanguardia. A differenza di quanto molti pensano, non siamo associati a nessuna organizzazione terroristica”, dichiara il militante.

Più di tre anni fa, i membri dell’Arsa, che in precedenza si chiamava Harakah al-Yaqin (HaY) o “Movimento della Fede”, hanno iniziato a passare di villaggio in villaggio nel Rakhine, dove è concentrata la popolazione musulmana dei Rohingya. Essi hanno invitato i giovani locali ad aderire alla loro lotta contro le forze armate del Myanmar e i buddhisti etnici Rakhine, accusati di collaborare con i militari. “Bruciano le nostre case, stuprano le nostre madri e sorelle, si impossessano della nostra terra. Perché siamo musulmani, ci chiamano ‘bangladeshi’ e ci dicono che non apparteniamo alla Birmania. Non ci consentono di professare la nostra religione, distruggono moschee e madrase”, afferma Nurul Islam.

Egli ha preso parte anche agli attacchi islamisti del 9 ottobre 2016, che hanno causato la morte di nove poliziotti. Anche allora l’esercito birmano ha risposto con una dura controffensiva. Nurul Islam racconta che nella notte tra il 24 e il 25 agosto scorsi, i militanti dell’Arsa hanno attaccato 24 avamposti militari in un’operazione “pianificata da mesi”. L’unità di cui il guerrigliero ha fatto parte era composta da 10 jihadisti addestrati e 500 abitanti dei villaggi Rohingya. Essi hanno attaccato una postazione delle forze di sicurezza birmane a Maungdaw, uccidendo almeno cinque poliziotti.

Ore dopo, l'ufficio della leader birmana Aung San Suu Kyi ha rilasciato un comunicato secondo cui 59 militanti e 12 agenti di Myanmar sono rimasti uccisi nelle violenze. Nei giorni successivi, la reazione del Tatmadaw [l’esercito del Myanmar, ndr], ha causato l’esodo in Bangladesh di oltre 600mila Rohingya. Tra di loro, rivela Nurul Islam, vi sono almeno 150 jihadisti che hanno trovato rifugio nei 15 campi profughi di Cox’s Bazar, distretto di confine che ospita un totale di circa un milione di Rohingya fuggiti dal Myanmar.

Il Battaglione di azione rapida del Bangladesh (Rab), l'unità anti-terrorismo d’élite della polizia di Dhaka, nega le affermazioni del militante. “Non esiste alcuna presenza organizzata dell’Arsa qui. Senza prove, non possiamo accusare nessuno di esserne membro. A mio parere, non c'è alcun membro dell’Arsa a Cox’s Bazar, dichiara a BenarNews Ruhul Amin, comandante della compagnia Rab del distretto. All'inizio di questo mese, il ministro degli Affari interni Bangladesh Asaduzzaman Khan Kamal ha riportato che, durante i recenti colloqui bilaterali a Naypyidaw, il governo di Myanmar aveva fornito ai funzionari bangladeshi un elenco di circa 500 sospetti membri dell’Arsa che si ritiene nascosti dall'altro lato del confine.

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