Punjab, cristiana denudata da musulmani perchè "vestiva bene". Colpi di pistola al figlio
Faisalabad (AsiaNews) - Umiliata in pubblico, malmenata e denudata da un gruppo di musulmani legati ai clan della mafia delle terre, perché nella sua casa "si vestono in modo troppo elegante". E il figlio della donna, intervenuto in suo soccorso, ha rischiato una sorte peggiore, perché solo il caso ha voluto che i proiettili esplosi contro di lui non lo colpissero mortalmente. È la drammatica - ordinaria - vicenda di violenza e persecuzione che vede protagonista (suo malgrado) una famiglia cristiana del Punjab. È accaduta a metà marzo, ma in un mese né la polizia né la magistratura sono intervenute per garantire giustizia e punire i responsabili. Amareggiato il commento di un sacerdote locale, secondo cui "i mafiosi perseguono i propri interessi" violando i diritti "delle frange più deboli della società".
Shamin Bibi, 42enne cristiana, operaia in un mattonificio e madre di cinque figli, è originaria di Chak 179 G.B., a Gojra, cittadina del distretto di Toba Tek Singh (Punjab) teatro di un attacco contro la minoranza religiosa nel 2009 che ha portato alla morte di diverse persone (cfr. AsiaNews 02/08/2009 Otto cristiani arsi vivi nel Punjab). Poco dopo la metà di marzo è stato attaccata, picchiata in modo brutale, i vestiti strappati di dosso in pubblico da un gruppo di mafiosi musulmani. Poco dopo, anche il 22enne figlio Naqshaq Masih ha subito la medesima sorte: prima picchiato con dei mattoni, quindi gli hanno sparato dei colpi di pistola senza centrare il bersaglio.
A compiere il raid punitivo contro la famiglia cristiana (nella foto) sono stati due fratelli, Sajid Ali e Abid Ashan, legati alla mafia delle terre locali e liberi di agire impunemente all'interno del villaggio. Ancora più assurda della modalità, le ragioni alla base dell'aggressione: i cristiani non sono autorizzati a "vestirsi a festa", nemmeno in occasione di feste particolari o la domenica per la messa. I membri della minoranza religiosa, infatti, sono considerate persone di seconda fascia, quasi alla stregua degli animali, e non hanno alcun diritto di indossare capi eleganti ma "solo stracci".
Più volte in passato sono stati oggetto di minacce e "avvertimenti" in stile mafioso, tanto che uno dei figli della donna è dovuto fuggire per evitare di essere ucciso. Il giorno in cui il gruppetto di musulmani ha compiuto la spedizione punitiva, all'interno della casa vi erano solo la madre e una sorella e a nulla sono valse le loro implorazioni e preghiere, in cui chiedevano agli uomini di andarsene perché - al momento - non era presente nessun membro di sesso maschile.
In un primo momento le forze dell'ordine hanno aperto un fascicolo a carico del gruppo, arrestando uno degli autori, Sajid Ali. Ma una settimana più tardi, grazie alla connivenza dei vertici della polizia, Ali ha lasciato la cella, non prima di aver versato una cospicua "mazzetta". Il 16 aprile si è tenuta un'udienza in tribunale davanti al giudice distrettuale di Gojra, che ha però rigettato l'istanza di petizione. La famiglia continuerà la sua battaglia per la giustizia, ma sono poche le possibilità che il ricorso venga accettato dalla Corte.
Un abitante del villaggio, dietro anonimato, spiega ad AsiaNews che "i proprietari terrieri sono senza pietà", capaci solo di "sperperare il denaro" guadagnato dai genitori. Essi perpetrano violenze e abusi contro i poveri, colpendoli senza pietà "quando si rifiutano di eseguire i loro ordini". "Girano sempre armati di pistola - aggiunge - e non hanno alcun rispetto per i cristiani". Una analisi condivisa da p. Yaqub Yousaf, parroco di Gojra, secondo cui "ingiustizie sociali e divisioni sociali sono un mezzo usato da mafiosi crudeli, per i loro sordidi interessi e per mantenere in condizioni di inferiorità le persone emarginate della nostra società".