Prete indiano massacrato da una banda: “perdono i miei aggressori”
Mumbai (AsiaNews) – Padre Thomas Chirattavayalil, un sacerdote della diocesi di Satna, è stato aggredito nella notte del 16 dicembre 2010 da un gruppo di uomini armati e mascherati. Il sacerdote lavora a Odagady, un posto remoto di missione nel Madhya Pradesh e si occupa dei tribali e della loro situazione. Intervistato da AsiaNews, p. Thomas ha detto. “Ho perdonato i miei aggressori. E prego per loro, affinché la nascita del nostro Signore Gesù possa portare speranza e pace e luce nei loro cuori, nelle loro menti e nelle loro vita” ha detto. E ha aggiunto: “Possa la violenza che ho subito in questa stagione di Avvento portare grazia e benedizioni e vita e frutto per la missione della Chiesa a Satna, nel Madhya Pradesh e in India”.
Gli aggressori gli hanno dato la caccia inseguendolo e picchiandolo continuamente. Gli hanno ordinato di non gridare, ma sentendo il tumulto l’autista, il cuoco e l’animatore hanno cercato di uscire per aiutarlo. I malviventi però avevano chiuso le loro porte dall’esterno, e nessuno è stato in grado di uscire ad aiutarlo. Infine è riuscito a raggiungere la casa di Januna, un membro del Panchayath, il gruppo di anziani del paese, a circa mezzo km di distanza e si è salvato. Il sacerdote ha subito due ferite profonde sulla testa, e ha ferite sulle spalle e in altre parti del corpo.
Nelle sue parole il racconto di ciò che è accaduto. “Verso le 2 di notte del 16 dicembre ho sentito qualcuno che mi chiamava: ‘fatherji, fatherji’. Pensando che qualcuno avesse bisogno del mio aiuto ho aperto la porta del presbiterio, dove 10-12 uomini, mascherati e armati con bastoni hanno cominciato a picchiarmi. Sono caduto a terra, mi hanno colpito sulla schiena molte volte. Mi sono rimesso in piedi e ho cominciato a correre, gridando aiuto. Ma gli aggressori avevano bloccato le porte dell’autista, del cuoco e dell’animatore prima di chiamarmi. Al cancello altri due uomini mascherati mi hanno colpito mentre cercavo di saltare oltre il muro”.
A Odagady ci sono una quindicina di famiglie cattoliche; gli altri abitanti sono indù, ma la Chiesa si occupa di tutti, senza badare a casta o fede di appartenenza. Molti di loro sono tribali, lavoratori senza terra e illetterati, che sono sfruttati. “Diamo a questi tribali un’educazione, e li informiamo dei loro diritti. Grazie ai nostri Gruppi di auto-aiuto , che la Chiesa ha collegato a programmi del governo, i nostri tribali sono sulla via di diventare autosufficienti nel difendere la propria dignità umana. Sono sicuro che gli aggressori fossero gente del villaggio, perché tutti qui mi chiamano fatherji, e non sono venuti per rubare e saccheggiare”.
Padre Thomas è a Odagady da un anno e mezzo. “Continuo il lavoro di suor Maria Rani, che ha lavorato qui dieci anni prima di essere accoltellata a morte. Ha fatto un grande lavoro nell’elevare le condizioni della povera gente. Ho cinque punti sulla testa e ferite sulla schiena; ma sono stato ordinato sacerdote per servire i poveri, e questo è il modo migliore per prepararmi alla venuta di Gesù, che venne povero fra i poveri e gli oppressi”.