Premio per la libertà religiosa al presidente indonesiano. Ira e indignazione fra le minoranze
Jakarta (AsiaNews) - Continuano le proteste di leader cattolici, società civile e personalità di primo piano della scienza e della fede in Indonesia, contrarie alla scelta di una fondazione americana di premiare il presidente Susilo Bambang Yudhoyono per la promozione del dialogo interreligioso. A rilanciare la polemica è il filosofo e sacerdote gesuita p. Franz Magnis Suseno, che ha inviato una lettera alla Appeal of Conscience Foundation (Acf), con base a New York, stigmatizzano la scelta di concedere il World Statesman Award al capo di Stato indonesiano. Nei giorni scorsi si sono levate proteste e dimostrazioni contro il premio, affidato a un politico che - in realtà - poco avrebbe fatto per garantire l'armonia interconfessionale e proteggere le minoranze.
P. Suseno sottolinea che "negli otto anni e mezzo di presidenza, Yudhoyono non ha mai detto agli indonesiani di rispettare i diritti delle minoranze religiose". Di conseguenza, aggiunge, si può dire che "non ha mai fatto nulla di concreto" per proteggerle. Nella lettera indirizzata ai vertici della fondazione newyorkese, fondata dal rabbino Arthur Schneier nel 1965, egli ricorda il dramma di centinaia di sciiti e ahmadi cacciati dalle loro zone o uccisi perché considerati eretici in una nazione a larghissima maggioranza musulmana sunnita.
Il sacerdote gesuita si chiede inoltre con preoccupazione se la situazione "peggiorerà al punto da rendere il Paese come l'Iraq o il Pakistan", dove sciiti e altre minoranze sono uccise ogni mese "per motivi di carattere confessionale". E aggiunge infine le problematiche vissute quotidianamente dai cristiani indonesiani, dall'ottenimento dei permessi di costruzione per realizzare luoghi di culto ai piccoli e grani casi di discriminazione. "L'intolleranza - conclude - è radicata nel profondo" della società.
La consegna del premio è prevista per la fine dei maggio, anche se le associazioni per i diritti umani e membri della società civile promettono di continuare la battaglia per l'annullamento. Il 6 maggio scorso si è tenuta una manifestazione per le vie di Jakarta, in cui i partecipanti hanno cercato di consegnare una "petizione" all'ambasciata statunitense che chiedeva il ritiro del riconoscimento. "Siamo stati oggetto più volte di violenze - ricorda il leader sciita Emilia Az J. Rakhmat - non riesco proprio a capire come possano [Yudhoyono] premiarlo".