25/06/2020, 08.51
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Premi Nobel, attivisti e politici: allarme per la democrazia, vittima del Covid-19

Fra gli oltre 500 firmatari vi sono i leader asiatici Shirin Ebadi e Jose Ramos-Horta, l’ex segretario di Stato Albright, e l’attore Richard Gere. L’emergenza sanitaria una “formidabile sfida mondiale”. La lotta al coronavirus sfruttata per reprimere le libertà. Il caso Filippine: nella pandemia Duterte ha rafforzato i propri poteri. La condanna della Cina.

Bangkok (AsiaNews/Agenzie) - Fra le vittime della pandemia globale di Covid-19 rischia di esserci anche la democrazia; alcuni governi, infatti, usano la lotta al nuovo coronavirus per “rafforzare le maglie del potere”, minando nel profondo i diritti di base e le libertà civili. È l’allarme lanciato da oltre 500 fra leader politici, intellettuali attivisti e premi Nobel, in una lettera aperta firmata fra gli altri da Shirin Ebadi, Lech Walesa e Jose Ramos-Horta, dall’ex segretario di Stato Usa Madeleine Albright e dall’attore e attivista Richard Gere. L’emergenza sanitaria, avvertono gli autori, costituisce una “formidabile sfida mondiale alla democrazia”. 

Già nelle scorse settimane le Nazioni Unite avevano lanciato l’allarme, parlando di “sfruttamento” della lotta al Covid-19 per reprimere le libertà democratiche e personali. Ora l’allerta viene rilanciato da centinaia di personalità di primo piano della politica, della cultura e dell’attivismo secondo cui “le persone che hanno a cuore [la democrazia]” devono unire “volontà, disciplina e solidarietà per difenderla”.

“Sono in gioco - prosegue il testo - la libertà, la salute e la dignità delle persone ovunque”.

La lettera, che intende sollevare “consapevolezza e mobilitare i cittadini”, nasce su iniziativa dell’Istituto internazionale per la democrazia e l’assistenza elettorale (International Idea), organismo con base a Stoccolma, in Svezia. La pandemia ha già determinato “pesanti conseguenze” a livello “economico e sociale”, proseguono, ed è “assai probabile che stia già determinando profonde conseguenze politiche” afferma il segretario generale Kevin Casas-Zamora. 

Sebbene le conseguenze sul piano politico siano ancora alle prime fasi, il segretario generale evidenzia alcuni casi preoccupanti “come l’Ungheria, dove i poteri speciali invocati dal governo” non avrebbero un “termine ultimo”. In questo caso si è rivelato determinante l’intervento del Parlamento che, il 16 giugno scorso, ha annullato il provvedimento. 

Vi poi il caso, aggiunge Kevin Casas-Zamora, delle Filippine del presidente Rodrigo Duterte che ha rafforzato i propri poteri con la pandemia e, nel Salvador, l’uso dei centri di detenzione per i malati. I poteri speciali, avverte l’attivista, sono “parte dell’arsenale” di armi che si possono usare per contrastare il diffondersi del virus ma devono essere “proporzionali” all’emergenza. 

Il documento non cita espressamente la mancanza di democrazia in Cina, ma la cita in questo modo: "“Non è un caso che la presente pandemia è cominciata in un Paese dove il flusso libero delle informazioni viene soffocato e dove il governo punisce gli avvertimenti sul pericolo del virus – avvertimenti che sono stati visti come diffusione di voci che danneggiano il prestigio dello Stato. Quando le voci di cittadini responsabili sono soppresse, i risultati possono essere mortali, non solo per una nazione, ma per il mondo intero”.

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