05/01/2016, 00.00
INDIA
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Pogrom in Orissa: udienza finale per i 7 cristiani innocenti. Le preghiere dei cattolici

di Nirmala Carvalho
I sette cristiani sono accusati senza prove dell’omicidio del guru Laxamananda Saraswati. Essi sono detenuti da sette anni, anche se i ribelli maoisti hanno sempre rivendicato l’uccisione. Chi sono i sette accusati. Nuovi episodi di tensione nel distretto di Kandhamal. A Barkhama i fedeli non hanno potuto celebrare il Natale.

Bhubaneswar (AsiaNews) – Si svolgerà domani l’udienza finale del processo contro i sette cristiani, condannati all’ergastolo – ma senza prove – per l’omicidio del leader indù Laxamananda Saraswati, la cui morte scatenò i violenti pogrom anticristiani del 2008 in Orissa. Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), lancia un appello: “Chiediamo a tutti di pregare affinchè i sette cristiani innocenti siano assolti”.

Domani il tribunale di Phulbani dovrà decidere la sorte dei sette uomini, le cui colpe sono state attribuite dalle dichiarazioni di due testimoni oculari, che in seguito hanno ritrattato la propria deposizione. Dapprima i due accusatori hanno dichiarato di aver visto i sospettati che si riunivano in una foresta e “cospiravano contro il capo indù”. Poi però hanno ritirato le accuse.

I cristiani attendono la sentenza da sette anni, dopo una serie di rinvii e processi farsa. “Essi languono in prigione – ricorda Sajan K George – nonostante i maoisti abbiano rivendicato due volte la loro responsabilità per l’omicidio dello swami Laxamananda e dei suoi quattro seguaci”.

Per far conoscere la storia dei sette cristiani, le famiglie hanno condiviso con AsiaNews alcune informazioni su di loro:

Bijay Kr Sunseth, figlio di Salai Sunseth. Originario di Madhuguda (Kotagad). Sposato con Pabitra, hanno sei figli, due maschi (che frequentano la 10ma e quarta classe) e quattro femmine (nella nona, quinta e seconda classe). A causa della situazione in cui vivono, il più grande non ha superato gli esami di metà corso. I ragazzi vivono in ostelli, pagati da benefattori. La famiglia appartiene alla Chiesa battista (Kandhamal Union). Secondo la moglie, Bijay era un leader nella sua comunità. Il 13 dicembre 2008 la polizia lo ha convocato per un confronto. Al suo arrivo, gli agenti lo hanno arrestato e portato a Rayagada. Le forze dell'ordine hanno riferito invece di averlo catturato nella giungla.

Gornath Chalanseth, figlio di Bachan Chalanseth. Originario di Sartuli (Kotagad). Sposato con Ruta, hanno una figlia maggiore (sposata) e tre maschi. Il più grande si chiama Nathnael e vive a Berhampur, dove studia ingegneria e lavora part-time per mantenersi. Egli sarà presente all’udienza di domani. Secondo le testimonianze di sua moglie e suo fratello Banga, la polizia ha convocato Gornath una prima volta agli inizi di dicembre 2008, rimandandolo a casa. Il 13 del mese è stato arrestato insieme a Bijay. Anche nel suo caso, gli agenti hanno diffuso la notizia della cattura nella giungla.

Budhadeb Nayak, figlio di Muga Nayak. Originario di Kilangi (Kotagad). Sposato con Nilandri, hanno tre maschi e due femmine. Entrambi i figli più grandi maschi sono sposati; il secondo è un pastore protestante in Chhattisgarh. Il terzo frequenta la seconda classe. Le femmine hanno 8 e 7 anni. Secondo la moglie, la polizia ha prelevato l'uomo nel cuore della notte, mentre dormiva.

Bhaskar Sunamajhi, figlio di Budui Sunamajhi. Originario di Kutiguda (Kotagad). Sposato con Debaki, hanno solo un figlio di 6 anni che deve iniziare la scuola. Bhaskar era una guardia del villaggio [figure che collaborano con la polizia, ndr]. Una mattina del 2008, circa 10-12 giorni prima di Natale, egli stava giocando a carte con alcuni amici, quando una jeep della polizia gli ha fatto cenno di prendere soldi, vestiti e andare via con loro. Bhaskar non ha esitato. Gli agenti invece lo hanno portato via e accusato di omicidio.

Durjo Sunamajhi, figlio di Asin Sunamajhi. Originario di Budapada (Kotagad). Sposato con Gumili, hanno tre maschi e due femmine. I figli maggiori sono operai, mentre il terzo vice in un ostello del governo e frequenta la terza classe. La figlia maggiore è nella settima classe e la più piccola ha 3 anni. Nell’ottobre 2008 la polizia ha fatto irruzione in casa nel cuore della notte e ha portato via l’uomo.

Munda Badmajhi, figlio di Dhanura Badmajhi. Originario di Duringpodi (Kotagad). Sposato con Bamdiguali, hanno due maschi e due femmine. Il figlio più grande era nella quarta classe (10 anni) quando suo padre è stato arrestato. Ha dovuto abbandonare la scuola e iniziare a lavorare come operaio. Il più piccolo ora ha 7 anni, e un pastore cristiano gli paga la retta. La più grande non può andare a scuola, mentre la piccola frequenta la terza classe. Come per Durjo, nell’ottobre 2008 la polizia ha prelevato Munda nel cuore della notte. La moglie ha tentato di dargli uno scialle, ma la polizia l’ha allontanata.

Sanatan Badmajhi, figlio di Baldo. Originario di Madaguda (Kotagad). Sposato con Badusi, hanno due maschi e due femmine. La più grande ha 11 anni e frequenta una scuola governativa. Il maschio più grande e la femmina più piccola hanno 7 e 8 anni. Il più piccolo ha 5 anni. La polizia ha arrestato Sanatan il 4 ottobre 2008, portandolo via mentre dormiva. 

Intanto, mentre si attende l’ultima udienza, alcuni villaggi dello Stato vivono nella paura che si possano ripetere le violenze settarie del 2008. Il gruppo indù Kui Samaj Samanwaya Samity (Ksss), affiliato del Bjp (Bharatiya Janata Party) e dell’Rss (Rastriya Sevaka Sangh), ha indetto uno sciopero generale [in lingua locale “bandh” – ndr] proprio nei giorni delle celebrazioni natalizie. Lo sciopero ha bloccato i trasporti, impedendo ai cristiani di alcuni villaggi remoti di raggiungere le chiese locali, e lasciate abbassate le serrande dei negozi.

L’episodio più grave però, come riporta ad AsiaNews p. Ajay Singh, direttore del Forum for Social Action dell’arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar, è quello avvenuto nel villaggio di Barkhama. “Mentre le testate nazionali – dice – pubblicizzavano una situazione di tranquillità in Orissa durante il periodo di Natale, tutte hanno ignorato le intimidazioni che i cristiani hanno subito a Barkhama”. Il leader cattolico rivela infatti che la mattina del 25 dicembre i fedeli hanno trovato le strade del villaggio bloccate da alberi divelti e massi pesanti che occupavano la carreggiata.

Gli autori del gesto sono oltre 1000 radicali indù, che hanno impedito ai cristiani di recarsi in chiesa per festeggiare il Natale. P. Singh dichiara: “I cristiani hanno sporto denuncia ma la polizia non ha registrato il caso. Hanno inviato anche un memorandum a Naveen Patnaik, chief minister statale. Ora vivono nella paura e nell’insicurezza”.

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