09/02/2018, 11.48
CINA-USA
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Pechino corre ai ripari contro una possibile guerra commerciale con gli Usa

Yang Jiechi, consigliere di Stato, ha incontrato Rex Tillerson. Riprende – forse – il dialogo economico ai massimi livelli. La minaccia di nuovi dazi sui prodotti cinesi esportati negli Usa. Le frustrazioni di Stati Uniti, Giappone ed Europa.

Washington (AsiaNews/Agenzie) – Yang Jiechi, consigliere di Stato cinese è nella capitale americana per scongiurare una guerra commerciale con gli Stati Uniti.

Dopo le promesse elettorali di Donald Trump, le accuse alla Cina di manipolazione di valuta e di sostegno economico alle sue esportazioni, gli Usa stanno preparando un documento che elenchi le violazioni commerciali di Pechino aprendo a nuovi possibili dazi. Secondo personalità della Casa Bianca, nuove sanzioni su prodotti cinesi sarebbero  “imminenti”.

Nelle scorse settimane gli Usa hanno imposto grosse tasse su pannelli solari e lavatrici importate e stanno considerando di imporre restrizioni sull’import dell’acciaio e dell’allumino, oltre ad altre penalità dovute al furto di proprietà intellettuali.

Da parte sua, il ministero cinese del commercio ha lanciato un’inchiesta su possibili illegalità nelle importazioni di sorgo dagli Usa.

Ieri a Washington Yang Jiechi ha avuto un dialogo con il segretario di Stato Usa, Rex Tillerson e a conclusione del colloquio ha dichiarato che Cina e Stati Uniti sono d’accordo nel riprendere i dialoghi economici ad alto livello. Secondo i giornalisti presenti egli avrebbe sottolineato che “è un fatto provato che la natura dei rapporti commerciali fra Cina e Stati Uniti è benefica per entrambi, creando enormi benefici per le due parti. Entrambi possiamo verificare cooperazione nel campo energetico, delle infrastrutture e nella Belt and Road Initiative, aprendo i mercati l’uno dell’altro e affrontando le differenze in modo appropriato”.

Il Dipartimento di Stato Usa ha dichiarato che Tillerson e Yang hanno parlato dell’importanza di continuare un rapporto produttivo e costruttivo, ma non ha detto nulla sulla ripresa del dialogo economico.

Stati Uniti, Giappone ed Europa sono frustrati dalla chiusura dei mercati cinesi agli investimenti stranieri, dal trasferimento forzato delle tecnologie (attraverso il metodo delle joint-ventures), dalle sovvenzioni ai prodotti cinesi di esportazione, che distruggono ogni concorrenza.

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