11/04/2016, 10.33
IRAQ
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Patriarca Sako: La Chiesa irakena ha bisogno dei giovani, coraggiosi testimoni di fede

di Joseph Mahmoud

Almeno 350 fra ragazzi e ragazze hanno partecipato all’incontro con il leader della Chiesa caldea. Sua beatitudine ha ricordato la scelta della vita consacrata e invitato le nuove generazioni a rispondere ai bisogni di una realtà sofferente. Vertici del patriarcato contro la tratta dei profughi cristiani. Liberare i territori per permettere il rientro degli sfollati.

Baghdad (AsiaNews) - I giovani sono chiamati a essere “testimoni coraggiosi” della fede, perché questa è “la vostra vocazione e missione”. È quanto ha affermato il patriarca caldeo Mar Louis Raphael I Sako, in un incontro con i giovani di Baghdad, che si è tenuto nel fine settimana all’Hindyia Club nel contesto degli eventi ancora in programma per la Pasqua. Nel messaggio ai giovani cristiani della capitale e di tutto il Paese, inviato per conoscenza ad AsiaNews, sua Beatitudine ha invitato a “prendere in seria considerazione” la scelta di “donare la vita a Dio” tramite il sacerdozio e la vita consacrata. E ha aggiunto che “la vostra Chiesa in Iraq sta soffrendo e, per questo, ha ancora più bisogno di voi”. 

Alla serata, che si è tenuta l’8 aprile scorso, erano presenti il vescovo ausiliare di Baghdad Basilio Yaldo, p. Amer Gammo, p. Meyassar Behnam, p. Majid Maqdassi e suor Ghufran, che hanno lavorato a lungo per preparare l’evento, dal punto di vista spirituale e culturale. Fra le personalità invitate il nunzio apostolico in Iraq mons. Alberto Ortega Martin e il segretario, mons. George, oltre al numero due del patriarca nella capitale, mons. Shlemon Warduni. 

L’incontro fra Sako e i giovani ha registrato la presenza di almeno 350 fra ragazzi e ragazze provenienti dalle diverse parrocchie di Baghdad, insieme a sacerdoti, suore e religiosi. 

Rivolgendosi ai giovani, sua beatitudine ha ricordato che essi “rappresentano il futuro della Chiesa e della società”, per questo è importante prestare attenzione affinché crescano “nel modo giusto”. Per questo essi devono “mantenere viva la fede, la speranza, la determinazione e la volontà di cooperare”. Inoltre, devono prepararsi “all’ambiente in cui lavorano”, costruire “una personalità forte basata sulla verità e l’amore” e raggiungere una piena maturità attraverso “la comprensione, l’analisti e il confronto”. 

Sottolineando il bisogno di una piena “armonia e integrazione” fra l’interno e l’esterno, il patriarca Sako esorta ragazzi e ragazze a “istruirsi e formare una mente aperta”, che non si faccia trascinare “nelle chiacchiere e nella cultura del sospetto”. “Ponetevi degli obiettivi - sottolinea il capo della Chiesa caldea - e lavorate duramente per raggiungerli”, con “fiducia e saggezza”. 

Infine, sua beatitudine ha ricordato l’importanza di una partecipazione quotidiana alla vita della Chiesa e la testimonianza costante della fede attraverso l’ascolto della parola di Dio, la preghiera e la partecipazione alle attività in programma. 

Intanto i vertici del Patriarcato caldeo hanno diffuso una nota per precisare la posizione della Chiesa sulle “deportazioni” dei profughi cristiani e l’esodo in atto nella comunità. Sottolineando la grande opera compiuta per gli sfollati di Mosul e della piana di Ninive, Mar Sako e i vescovi auspicano una “cooperazione internazionale, regionale e nazionale” per la “completa liberazione” dei territori ancora nelle mani dello Stato islamico. A questo potrà seguire “il rientro di tutte le famiglie nei territori di origine”. 

Analizzando l’emergenza rifugiati nel recente incontro della Chiesa caldea, tenuto ad Ankawa (Erbil, nel Kurdistan irakeno) il 5 aprile, il patriarca e i vescovi hanno chiesto a sacerdoti e uomini di chiesa di non farsi coinvolgere nei progetti che favoriscono la fuga dei cristiani. Essi condannano inoltre quanti favoriscono la tratta per motivi economici, politici, mediatici, pur lasciando libera scelta a ciascun fedele o gruppo familiare di “emigrare attraverso i canali legali e istituzionali”. 

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