14/04/2020, 08.16
BIELORUSSIA-RUSSIA
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Pasqua nella Bielorussia che non teme il virus

di Vladimir Rozanskij

Secondo il presidente Aleksandr Lukashenko, “il virus attacca solo i deboli”. Nel Paese nessun tipo di isolamento o quarantena; aperte scuole, chiese, uffici, negozi e perfino i campionati sportivi. Ma la gente si organizza in modo autonomo. A Minsk, la Messa pasquale presieduta da mons. Tadeusz Kondrusiewicz, con la presenza dei fedeli.

Mosca (AsiaNews) – A giudicare dalle dichiarazioni e dalle scelte del presidente Aleksandr Lukashenko, la Bielorussia è il paese più negazionista nei confronti del coronavirus. Egli insiste a non voler proclamare nessun tipo di isolamento o quarantena, lasciando aperte scuole, chiese, uffici, negozi e perfino i campionati sportivi. E questo nonostante che gli infetti del virus abbiano superato i 2mila casi, con oltre 20 decessi. In isolamento sono collocate solo le persone dichiarate positive. Intanto gran parte della popolazione si organizza in modo autonomo, prendendo misure di protezione e comunicando attraverso i canali social.

Il 12 aprile, fra i pochi al mondo, i cattolici bielorussi hanno celebrato la Messa pasquale in tutte le chiese del Paese, senza limitazioni e misure di distanziamento sociale. A Minsk, nella cattedrale del Santissimo Nome di Maria, la celebrazione è stata presieduta dall’arcivescovo metropolita Tadeusz Kondrusiewicz, già arcivescovo di Mosca negli anni della rinascita religiosa del post-comunismo (foto 1 e 2).

Nell’omelia il metropolita ha ricordato che neanche il coronavirus può sminuire l’importanza della Pasqua: “Tutto il mondo cristiano oggi celebra questa festa, i cui valori non possono essere cancellati dal male”. La Pasqua è infatti “garanzia di risurrezione e fonte di speranza, ci incoraggia nelle difficoltà della vita e ci rafforza con la sua grazia; pertanto, la Pasqua ci chiama ad essere persone della risurrezione”. Invece di rimanere nel sepolcro dei nostri peccati e delle cattive abitudini, delle dipendenze pericolose e dei dubbi, “in ogni circostanza viviamo la presenza di Gesù Risorto e annunciamo la verità che la morte non è la fine della nostra vita, ma l’inizio di una nuova vita senza fine”, ha aggiunto Kondrusiewicz.

Il metropolita ha citato sant’Agostino che afferma: “Dio, mi hai creato senza di me, ma non mi può salvare senza di me”. Chiedendo l’aiuto di Dio di fronte alle tragedie come quella della pandemia, dobbiamo anche “lasciarci guidare dalla mente razionale, dai consigli dei medici e virologi, e da tutti coloro che lavorano per salvare il mondo da questa malattia contagiosa”. La pandemia infatti, ha concluso il presule, “rivela i problemi spirituali dell’uomo moderno che non vuole vederli, mettendosi al posto di Dio e pensando di poter dominare il mondo, e poter vivere senza osservare la legge di Dio”.

Le parole dell’arcivescovo sembrano calzare con le pretenziose dichiarazioni di Lukashenko, secondo il quale “non c’è il virus in Bielorussia”, e comunque “salveremo tutti”, anche se nel Paese i “pochissimi infetti” dal coronavirus sono soltanto le persone “sopra gli 80 anni e i 135 chilogrammi di peso”, perché “il virus attacca solo i deboli”. Lo scorso 28 marzo, il presidente ha spronato i cadetti dell’accademia militare a scendere in pista per le gare di hockey della categoria, perché “è meglio morire in piedi, che vivere in ginocchio” (foto 3 e 4).

Tra i “deboli” citati dal presidente bielorusso ci sono forse anche i 15 russi che l’8 aprile scorso sono giunti in Bielorussia per lavorare alla stazione energetica di Ostrovets, e sono poi stati ricoverati in isolamento per coronavirus. Da anni si svolgono trattative per una “unione amministrativa” tra Russia e Bielorussia, ma Lukashenko si è finora opposto, vantando l’autosufficienza economica del Paese. Ora, nonostante le dichiarazioni, per la lotta al coronavirus è costretto a chiedere aiuti sia a Putin che all’Unione Europea.

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