13/09/2019, 12.55
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Papa: torna in Asia, a novembre sarà in Thailandia e Giappone

Dopo Giovanni Paolo II, sarà il secondo pontefice a visitare i due Paesi asiatici. Ancora da definire il programma della prima tappa. Il papa visiterà Tokyo, Hiroshima e Nagasaki, dove pregherà per le vittime dell’atomica. P. Marco Ribolini, missionario Pime, riflette sul significato della visita per i cattolici thai.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Il prossimo novembre, papa Francesco tornerà in Asia per un viaggio apostolico in Thailandia (20-23) e Giappone (23-26). Lo ha annunciato questa mattina la Sala stampa vaticana, aggiungendo che il programma completo della visita sarà reso pubblico in un secondo momento. Dopo Giovanni Paolo II, Francesco sarà il secondo pontefice a visitare i due Paesi.

Per i cattolici thai, il 2019 è un anno memorabile. Lo scorso maggio, hanno preso parte alle celebrazioni per il 350mo anniversario del vicariato apostolico del Siam – eretto nel 1669. Per l’occasione il card. Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, si è recato nel Paese per una visita pastorale di sei giorni (16-21 maggio). Durante i festeggiamenti, i fedeli hanno accolto con entusiasmo il richiamo del cardinale ad una Chiesa “missionaria, libera dall’autocelebrazione”. La missione sarà un tema centrale anche nella visita apostolica del pontefice: il motto della prima tappa del viaggio è infatti “Discepoli di Cristo, discepoli missionari”.

Nella seconda, papa Francesco visiterà Tokyo, Hiroshima e Nagasaki. Citando fonti vicine all’organizzazione del viaggio, nei mesi scorsi i media giapponesi avevano preannunciato che il pontefice offrirà preghiere per le vittime degli attacchi atomici sulle due città, avvenuti nel 1945 per mano dell’aviazione Usa durante la Seconda guerra mondiale. Lo scorso 23 gennaio, era stato lo stesso Francesco ad annunciare il viaggio, durante il volo che lo stava portando a Panama per la celebrazione della 34.ma Giornata Mondiale della Gioventù (GMG). Alcuni giorni dopo l’annuncio del viaggio apostolico, i cattolici giapponesi hanno invitato il papa a lanciare un messaggio contro gli armamenti nucleari da Hiroshima e Nagasaki. Come suggerisce il motto “Proteggere ogni vita”, la tutela della vita e del Creato sarà il filo conduttore degli ultimi tre giorni del pontefice in Asia.

La visita di papa Francesco in Thailandia assume tre significati principali: essa riaffermerà che i cattolici sono pronti a dare il proprio contributo nella società; darà nuovo vigore allo slancio missionario della Chiesa locale; chiarirà al Paese cos’è la Chiesa universale e perché è diversa dalle altre comunità cristiane. Lo dichiara ad AsiaNews p. Marco Ribolini, sacerdote del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) e parroco di Mae Suay, missione situata nella giovane diocesi di Chiang Rai. “I cattolici di Thailandia – afferma il missionario – hanno accolto la notizia del viaggio di papa Francesco con grande gioia. Da mesi circolavano voci su un possibile arrivo, ma la Chiesa thai ha preferito mantenere discrezione al riguardo. Il Paese attraversa una delicata fase di transizione politica; solo poche settimane fa si è formato il nuovo governo. Per questo, non vi erano i presupposti per un annuncio ufficiale. Ora finalmente possiamo cominciare a muovere i primi passi per capire come organizzarci. Proprio ieri ho preso parte ad un incontro con il vescovo. Il programma del viaggio non è stato ancora definito. Sappiamo in via ufficiosa che vi saranno due grandi celebrazioni: la prima il 21 e la seconda, dedicata ai giovani, il 22”.

“La visita di papa Francesco sarà senz’altro un evento storico per i cattolici – prosegue p. Ribolini –. A mio avviso, le aspettative dei fedeli sono molto alte. A 35 anni di distanza dalla visita di Giovanni Paolo II, ci troviamo di fronte ad una Chiesa thai che deve trovare una nuova strada di evangelizzazione: la comunità è stanca e un po' anziana, rischia di perdere la propria identità. La dominante tradizione culturale buddista, i matrimoni misti ed il nazionalismo minacciano la rilevanza dell’essere cattolico nella società thai. La Chiesa non è più in espansione, anzi, in generale notiamo una contrazione. Caso differente sono le comunità del Nord. Questa è una Chiesa tribale che progredisce e cresce nei numeri. Tuttavia, poiché espressione di minoranze, essa non riesce ad avere un grande impatto a livello nazionale”.

“Il momento in Thailandia è molto particolare, segnato da forti cambiamenti politici e sociali. Governo nuovo, così come il monarca: i thai si trovano a costruire il futuro del Paese con punti di riferimento molto diversi da quelli a cui erano abituati. Questo scenario porta con sé anche alcuni pericoli, legati a processi democratici che non sono ancora maturati a pieno. La visita del papa può mettere un po' più al centro il contributo che noi cattolici possiamo dare alla nazione”.

“Il viaggiò può infine far capire alle autorità cos'è la Chiesa cattolica – conclude il sacerdote –. Qui al Nord ad esempio, stiamo incontrando molte difficoltà. Le procedure per gli stranieri che risiedono nel Paese si stanno inasprendo e la burocrazia si fa sempre più asfissiante. Ragioni ufficiali non ve ne sono, ma negli ultimi anni il separatismo islamico nel Sud ha contribuito alla volontà del governo di esercitare un maggiore controllo sugli stranieri. Allo stesso tempo, desta sospetti anche l'infiltrazione dei gruppi protestanti nel tessuto sociale delle regioni tribali. La speranza è che la visita del papa riesca a far capire ai funzionari governativi che la Chiesa cattolica non è come quelle sette che praticano un proselitismo aggressivo. A differenza di quest'ultime, il nostro metodo di evangelizzazione si basa su una proposta libera”.

Oggi in Thailandia vi sono circa 300mila cattolici. Essi rappresentano lo 0,46% della popolazione; i buddhisti di tradizione theravada sono quasi il 95%. I fedeli sono serviti da 11 diocesi, con 436 parrocchie e 662 sacerdoti.

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