27/08/2017, 15.20
VATICANO
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Papa: appello per le alluvioni in Bangladesh, Nepal, India e i Rohingya

All'Angelus, papa Francesco fa un momento di silenzio per la minoranza di origine bengalese, migrata e spesso rifiutata in Myanmar. Come per gli apostoli, Gesù "aspetta dai suoi una risposta alta ed altra rispetto a quelle dell’opinione pubblica”. "Gesù vuole continuare a costruire la sua Chiesa" con " piccole pietre. Tuttavia, nessuna piccola pietra è inutile, anzi, nelle mani di Gesù la più piccola pietra diventa preziosa".

Città del Vaticano (AsiaNews) – Papa Francesco ha espresso oggi un appello per gli alluvionati di Bangladesh, Nepal e India, e un ricordo e una preghiera per i Rohingya, la minoranza musulmana di origine bengalese migrata in Myanmar. A conclusione della preghiera dell’Angelus insieme ai pellegrini radunati in piazza san Pietro, il pontefice ha accennato alle “grandi alluvioni [che] hanno colpito il Bangladesh, il Nepal e l’India. Esprimo la mia vicinanza alle popolazioni e prego per le vittime e per quanti soffrono a causa di questa calamità”. Da settimane questi Paesi dell’Asia del Sud sono sottoposti a piogge così abbondanti che molti villaggi e città sono inondate. Si calcola che le persone affette siano almeno 16 milioni. Le Caritas dei diversi Paesi sono all’opera per aiutare le popolazioni nell’emergenza.

Il papa ha poi proseguito: “Sono arrivate – ha detto - tristi notizie sulla persecuzione della minoranza religiosa i nostri fratelli Rohingya. Vorrei esprimere tutta la mia vicinanza a loro; e tutti noi chiediamo al Signore di salvarli e suscitare uomini e donne di buona volontà in loro aiuto, che diano loro i pieni diritti. Preghiamo anche per i fratelli Rohingya” e ha fatto una pausa di silenzio.

Proprio due giorni fa è stato pubblicato il rapporto dell’ex segretario Onu Kofi Annan sulla situazione di questa popolazione migrante, che viene rifiutata dai birmani e anche dal Bangladesh. Nei giorni scorsi si sono avuti scontri e uccisioni verso la minoranza da parte di gruppi nazionalisti birmani, spesso sostenuti dall’esercito.

In precedenza Francesco aveva commentato il vangelo di oggi (Mt 16,13-20), dove Gesù chiede ai discepoli “cosa pensa di Lui la gente” e poi domanda: “«Ma voi, chi dite che io sia?» (v. 15)”. “Con quel «ma» Gesù stacca decisamente gli Apostoli dalla massa, come a dire: ma voi, che siete con me ogni giorno e mi conoscete da vicino, che cosa avete colto di più? Il Maestro aspetta dai suoi una risposta alta ed altra rispetto a quelle dell’opinione pubblica”.

Alla domanda di Gesù segue la riposta di Pietro “«Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (v. 16). Simon Pietro si ritrova sulle labbra parole più grandi di lui, parole che non vengono dalle sue capacità naturali. Forse lui non aveva fatto le scuole elementari, ed è capace di dire queste parole, più forti di lui! Ma sono ispirate dal Padre celeste (cfr v. 17), il quale rivela al primo dei Dodici la vera identità di Gesù: Egli è il Messia, il Figlio inviato da Dio per salvare l’umanità. E da questa risposta, Gesù capisce che, grazie alla fede donata dal Padre, c’è un fondamento solido su cui può costruire la sua comunità, la sua Chiesa. Perciò dice a Simone: «Tu, Simone, sei Pietro – cioè pietra, roccia – e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (v. 18)”.

“Anche con noi, oggi, Gesù vuole continuare a costruire la sua Chiesa, questa casa con fondamenta solide ma dove non mancano le crepe, e che ha continuo bisogno di essere riparata. Sempre. La Chiesa ha sempre bisogno di essere riformata, riparata. Noi certamente non ci sentiamo delle rocce, ma solo delle piccole pietre. Tuttavia, nessuna piccola pietra è inutile, anzi, nelle mani di Gesù la più piccola pietra diventa preziosa, perché Lui la raccoglie, la guarda con grande tenerezza, la lavora con il suo Spirito, e la colloca nel posto giusto, che Lui da sempre ha pensato e dove può essere più utile all’intera costruzione. Ognuno di noi è una piccola pietra, ma nelle mani di Gesù partecipa alla costruzione della Chiesa. E tutti noi, per quanto piccoli, siamo resi “pietre vive”, perché quando Gesù prende in mano la sua pietra, la fa sua, la rende viva, piena di vita, piena di vita dallo Spirito Santo, piena di vita dal suo amore, e così abbiamo un posto e una missione nella Chiesa: essa è comunità di vita, fatta di tantissime pietre, tutte diverse, che formano un unico edificio nel segno della fraternità e della comunione”.

“Inoltre, il Vangelo di oggi ci ricorda che Gesù ha voluto per la sua Chiesa anche un centro visibile di comunione in Pietro - anche lui, non è una grande pietra, è una piccola pietra, ma presa da Gesù diventa centro di comunione - in Pietro e in coloro che gli sarebbero succeduti nella stessa responsabilità primaziale, che fin dalle origini sono stati identificati nei Vescovi di Roma, la città dove Pietro e Paolo hanno reso la testimonianza del sangue”.

“Affidiamoci a Maria – ha concluso -  Regina degli Apostoli, Madre della Chiesa. Lei era nel cenacolo, accanto a Pietro, quando lo Spirito Santo discese sugli Apostoli e li spinse ad uscire, ad annunciare a tutti che Gesù è il Signore. Oggi la nostra Madre ci sostenga e ci accompagni con la sua intercessione, perché realizziamo pienamente quell’unità e quella comunione per cui Cristo e gli Apostoli hanno pregato e hanno dato la vita”.

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