Papa: a Bari cristiani uniti in preghiera per la pace in Medio Oriente
Illustrata in Vaticano la giornata del 7 luglio, un evento voluto da Francesco per rafforzare il cammino di unità tra i cristiani e ribadire che non ci può essere un Medio Oriente senza cristiani. La percentuale dei cristiani nel Medio Oriente è diminuita drasticamente nell’arco di un secolo: mentre rappresentavano il 20% della popolazione del Medio Oriente prima della prima guerra mondiale, ora sono solo il 4%.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Sarà “un gesto forte nella sua essenzialità” l’incontro che papa Francesco avrà sabato prossimo, 7 luglio, a Bari con i capi delle Chiese e delle Comunità cristiane del Medio Oriente, un evento voluto da Francesco per rafforzare il cammino di unità tra i cristiani e ribadire che non ci può essere un Medio Oriente senza cristiani.
L’incontro, che avrà il titolo «Su di te sia pace! Cristiani insieme per il Medio Oriente», è stato presentato oggi in Vaticano dal card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali e dal card. Kurt Koch, residente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.
Il Medio Oriente, ha detto il card. Koch, è la terra di origine del cristianesimo e “ non è quindi un caso che l'evento che ha segnato l'inizio del ‘dialogo di carità’ tra cattolici e ortodossi abbia avuto luogo a Gerusalemme” con l’abbraccio tra Paolo VI e il patriarca Atenagora del 6 gennaio 1964.
“Il Medio Oriente, terra delle origini, è anche una delle regioni del mondo in cui la situazione dei cristiani è più precaria. A causa di guerre e di persecuzioni, molte famiglie abbandonano la loro patria storica alla ricerca di sicurezza e un di futuro migliore. La percentuale dei cristiani nel Medio Oriente è diminuita drasticamente nell’arco di un secolo: mentre rappresentavano il 20% della popolazione del Medio Oriente prima della prima guerra mondiale, ora sono solo il 4%. Regione martirizzata, il Medio Oriente è anche un luogo dove le relazioni ecumeniche sono più forti e promettenti, in particolare tra ortodossi e cattolici”.
In proposito, il cardinale ha parlato di un “ecumenismo della vita”. “Nella sua Lettera ai cristiani in Medio Oriente, Papa Francesco si è rallegrato dell'ecumenismo concreto vissuto dai cristiani in Medio Oriente: ‘In mezzo alle inimicizie e ai conflitti, la comunione vissuta tra di voi in fraternità e semplicità è segno del Regno di Dio’ (21 dicembre 2014). Questo ecumenismo della vita è stato talvolta tradotto in accordi pastorali che prevedono, in caso di necessità, l'accesso ai sacramenti di altre Chiese da parte dei fedeli”.
“Il difficile contesto in cui si trovano i cristiani trasforma rapidamente l'ecumenismo della vita in un ‘ecumenismo di santità’”. Nella sua Lettera Francesco scrive: “La situazione in cui vivete è un forte appello alla santità della vita, come hanno attestato santi e martiri di ogni appartenenza ecclesiale”.
“Quando le difficoltà diventano sofferenza, questo ecumenismo di santità diventa ecumenismo del sangue”. “La situazione in cui si trovano a vivere i cristiani in Medio Oriente è un incentivo ecumenico non solo per loro, ma anche per i cristiani di tutto il mondo”.
Il porporato ha infine ricordato che tra i principi affermati dalla Chiesa cattolica c’è “la necessità di proteggere i diritti di ogni persona e di ogni minoranza. Il primato del diritto, compreso il rispetto per la libertà religiosa e l'uguaglianza davanti alla legge, basato sul principio di cittadinanza a prescindere dall'origine etnica o dalla religione”. E’ “un principio fondamentale per la realizzazione e per il mantenimento di una coesistenza pacifica e fruttuosa tra le varie comunità in Medio Oriente”.
Da parte sue il card. Sandri ha sottolineato la particolare attenzione di papa Francesco per l’Oriente sin dalla Messa di inizio Pontificato, quando ha pregato “attorniato dai Patriarchi e dagli Arcivescovi Maggiori delle Chiese Orientali Cattoliche”.
Attenzione anche nei confronti dell’Oriente ortodosso ed ortodosso orientale: “parole e gesti di accoglienza, di insistenza nell’aprire porte e indicare strade… condivisione del dolore, coniando la nota espressione dell’ecumenismo del sangue. Pensiamo alla vicinanza espressa alla Chiesa copta in occasione del martirio di alcuni suoi fedeli da parte del DAESH, per gli attentati dinamitardi in alcune chiese”.
“Nel Medio Oriente – ha poi rimarcato - anche gli stessi credenti islamici sono feriti e soffrono per coloro che hanno usato violenza profanando il nome di Dio, che è pace, anche loro sono stati costretti a lasciare le loro case e le loro terre, insieme alle minoranze, non solo cristiana ma anche yazide in Iraq”.
Il card. Sandri ha infine illustrato lo svolgimento della giornata del 7 luglio che “si comporrà infatti di due grandi momenti”: la preghiera sul lungomare e “il momento di riflessione e ascolto reciproco nella basilica di San Nicola tra il Santo Padre e i Capi delle Chiese e Comunità Ecclesiali del Medio Oriente, portando ciascuno il proprio punto di vista, osservazioni e proposte. Ad una relazione introduttiva, che è stato deciso di affidare a Mons. Pierbattista Pizzaballa, Amministratore Apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme, seguirà un tempo di interventi liberi. Tutta questa parte si svolgerà a porte chiuse”. Al termine dell’incontro, il Papa e gli altri presenti si recheranno sul sagrato, e “libereranno nel cielo delle colombe che saranno state consegnate loro dai alcuni bambini: gesto profetico, perché soprattutto ai bambini e alle giovani generazioni del Medio Oriente dobbiamo restituire quella speranza che azioni cattive o la semplice indifferenza in questi anni ha loro sottratto”.