Papa: La moderna organizzazione del lavoro considera la famiglia come un ingombro, un peso
Città del Vaticano (AsiaNews) – “La moderna organizzazione del lavoro mostra talvolta una pericolosa tendenza a considerare la famiglia un ingombro, un peso, una passività, per la produttività del lavoro”: è uno dei giudizi taglienti che papa Francesco ha espresso oggi all’udienza generale dedicata al tema del lavoro. Nella sua catechesi sulla famiglia, dopo la ripresa estiva, il papa ha affrontato oggi la dimensione del lavoro. La scorsa settimana ha parlato della festa e ha già detto che in seguito parlerà della preghiera in famiglia.
Riprendendo alcuni temi presenti nella sua enciclica Laudato sì, il pontefice si è soffermato sulla contrapposizione fra la “moderna organizzazione del lavoro” e la famiglia. “La cosiddetta ‘città intelligente’ – ha detto - è indubbiamente ricca di servizi e di organizzazione; però, ad esempio, è spesso ostile ai bambini e agli anziani. A volte chi progetta è interessato alla gestione di forza-lavoro individuale, da assemblare e utilizzare o scartare secondo la convenienza economica. La famiglia è un grande banco di prova. Quando l’organizzazione del lavoro la tiene in ostaggio, o addirittura ne ostacola il cammino, allora siamo sicuri che la società umana ha incominciato a lavorare contro se stessa!”.
In realtà il lavoro è un elemento fondamentale della vita familiare. Anzitutto perché il lavoro “è necessario per mantenere la famiglia, per crescere i figli, per assicurare ai propri cari una vita dignitosa”. Ma poi soprattutto perché “uno stile di vita laborioso”, che non pesa sugli altri, lo “si impara in famiglia”: “La famiglia educa al lavoro con l’esempio dei genitori: il papà e la mamma che lavorano per il bene della famiglia e della società”.
E poiché il lavoro fa parte “del disegno creatore di Dio”, non c’è opposizione fra “lavoro” e “vita dello spirito”: “Preghiera e lavoro possono e devono stare insieme in armonia, come insegna san Benedetto”. Proprio per questo, “la mancanza di lavoro danneggia anche lo spirito, come la mancanza di preghiera danneggia anche l’attività pratica” e si dice che “il lavoro è sacro”.
“E perciò – ha aggiunto - la gestione dell’occupazione è una grande responsabilità umana e sociale, che non può essere lasciata nelle mani di pochi o scaricata su un ‘mercato’ divinizzato. Causare una perdita di posti di lavoro significa causare un grave danno sociale. Io mi rattristo quando vedo che c’è gente senza lavoro, che non trova lavoro e non ha la dignità di portare il pane a casa. E mi rallegro tanto quando vedo che i governanti fanno tanti sforzi per trovare posti di lavoro e per cercare che tutti abbiano un lavoro. Il lavoro è sacro, il lavoro dà dignità a una famiglia. Dobbiamo pregare perché non manchi il lavoro in una famiglia”.
Papa Francesco sembra suggerire che la crisi ecologica contemporanea ha la sua radice nello svilimento della sacralità del lavoro e della famiglia: “Quando il lavoro si distacca dall’alleanza di Dio con l’uomo e la donna, quando si separa dalle loro qualità spirituali, quando è in ostaggio della logica del solo profitto e disprezza gli affetti della vita, l’avvilimento dell’anima contamina tutto: anche l’aria, l’acqua, l’erba, il cibo... La vita civile si corrompe e l’habitat si guasta. E le conseguenze colpiscono soprattutto i più poveri e le famiglie più povere”.
“Le famiglie cristiane – ha concluso - ricevono da questa congiuntura una grande sfida e una grande missione. Esse portano in campo i fondamentali della creazione di Dio: l’identità e il legame dell’uomo e della donna, la generazione dei figli, il lavoro che rende domestica la terra e abitabile il mondo. La perdita di questi fondamentali è una faccenda molto seria, e nella casa comune ci sono già fin troppe crepe! Il compito non è facile. A volte può sembrare alle associazioni delle famiglie di essere come Davide di fronte a Golia… ma sappiamo come è andata a finire quella sfida! Ci vogliono fede e scaltrezza”.
Alla fine della catechesi Francesco ha dedicato un saluto speciale alla comunità di Taizé, che proprio domani celebra i 75 anni della sua fondazione. “Desidero – ha detto - rivolgere il mio saluto, accompagnato dalla preghiera, ai fratelli monaci nel ricordo dell’amato fondatore frère Roger Schutz, di cui proprio tre giorni fa abbiamo ricordato il 10.mo anniversario della morte. Buon cammino alla comunità di Taizé!”.
Al momento dei saluti nelle diverse lingue, egli ha salutato alcuni pellegrini provenienti dall’Asia, in particolare dal Giappone e dal Medio Oriente.
24/05/2023 10:51