23/09/2018, 17.05
VATICANO-LITUANIA
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Papa nei Paesi baltici: visita e preghiera ai monumenti delle vittime delle occupazioni e del ghetto ebraico

Papa Francesco si sofferma in silenzio e offre dei fiori al ghetto e una lampada dorata al museo che ricorda i torturati e giustiziati dal Kgb. “Il delirio di onnipotenza di quelli che pretendevano di controllare tutto”. La preghiera perché non siamo sordi “al grido di tutti quelli che oggi continuano ad alzare la voce al cielo”.

Vilnius (AsiaNews) – L’ultimo gesto di papa Francesco in Lituania, nel pomeriggio di oggi, è una visita e una preghiera a due monumenti: quello del ghetto ebraico, distrutto 75 anni fa dai nazisti, e quello delle vittime delle occupazioni e lotte per la libertà. Il pontefice ha anche visitato il Museo delle vittime del genocidio. Quest’ultimo è un edificio che una volta era usato come tribunale e poi adibito a prigione e luogo di tortura durante il regime comunista, abbandonato dal Kgb solo nel 1991. Si calcola che almeno mille persone siano state giustiziate in questo luogo. Ma centinaia di migliaia di lituani vennero deportati in altri luoghi come la Siberia.

Nel suo ritorno in auto da Kaunas, Francesco si è soffermato davanti al monumento del ghetto ebraico in silenzio e ha deposto una corona di fiori. Arrivato poi al Museo, in compagnia dell’arcivescovo di Vilnius, mons. Gintaras Grušas, il pontefice ha donato e acceso una lampada dorata, da lui portata in dono e ha poi visitato le celle e le camere di tortura, soffermandosi qua e là in silenzio e in preghiera (foto 1). Uscito poi all’esterno, si è diretto al monumento delle vittime delle occupazioni e lotte per la libertà. Qui, davanti a centinaia di migliaia di persone ha espresso questa preghiera:

«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mt 27,47).

Il tuo grido, Signore, non cessa di risuonare, e riecheggia tra queste mura che ricordano le sofferenze vissute da tanti figli di questo popolo. Lituani e provenienti da diverse nazioni hanno sofferto nella loro carne il delirio di onnipotenza di quelli che pretendevano di controllare tutto.

Nel tuo grido, Signore, trova eco il grido dell’innocente che si unisce alla tua voce e si leva verso il cielo. È il Venerdì Santo del dolore e dell’amarezza, della desolazione e dell’impotenza, della crudeltà e del non senso che ha vissuto questo popolo lituano di fronte all’ambizione sfrenata che indurisce e acceca il cuore.

In questo luogo della memoria, ti imploriamo, Signore, che il tuo grido ci mantenga svegli. Che il tuo grido, Signore, ci liberi dalla malattia spirituale da cui, come popolo, siamo sempre tentati: dimenticarci dei nostri padri, di quanto è stato vissuto e patito.

Che nel tuo grido e nella vita dei nostri padri che tanto hanno sofferto possiamo trovare il coraggio di impegnarci con determinazione nel presente e nel futuro; che quel grido sia stimolo per non adeguarci alle mode del momento, agli slogan semplificatori, e ad ogni tentativo di ridurre e togliere a qualsiasi persona la dignità di cui Tu l’hai rivestita.

Signore, che la Lituania sia faro di speranza. Sia terra della memoria operosa che rinnova gli impegni contro ogni ingiustizia. Che promuova creativi sforzi nella difesa dei diritti di tutte le persone, specialmente dei più indifesi e vulnerabili. E che sia maestra nel riconciliare e armonizzare le diversità.

Signore, non permettere che siamo sordi al grido di tutti quelli che oggi continuano ad alzare la voce al cielo.

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