P. Swami trasferito dal carcere in ospedale: la sua vita a rischio
Il gesuita di 84 anni in cella da ottobre è stato portato in un ospedale pubblico dopo la denuncia sulle sue condizioni. Nonostante i sintomi compatibili con il Covid-19 è stato sottoposto comunque alla vaccinazione. Richiesta di nuovo la sua scarcerazione immediata per motivi di salute.
Mumbai (AsiaNews) – Il gesuita padre Stan Swami, dallo scorso ottobre in carcere a Taloja con l'accusa di “terrorismo” per la sua opera in favore delle popolazioni tribali, è stato trasferito ieri sera al JJ Hospital di Mumbai. Ad annunciarlo sono i confratelli gesuiti che, sulla base delle gravi condizioni del religioso 84enne, hanno presentato una nuova istanza per la libertà su cauzione che dovrebbe essere discussa già oggi. La notizia giunge dopo che nei giorni scorsi - in seguito a una telefonata in cui p. Swami denunciava tosse e febbre - era già stato ipotizzato che avesse contratto il Covid-19, che sta dilagando nel carcere.
P. Frazer Mascarenhas, già direttore del St Xavier's College, racconta ad AsiaNews: "La sua salute sta peggiorando in modo molto serio. Non è stato sottoposto ad alcun test e, nonostante non si sentisse bene, prima di essere trasferito in ospedale è stato comunque vaccinato contro il Covid-19. La sua salute è molto fragile e ha bisogno di assistenza medica adeguata. Speriamo che questo avvenga al JJ Hospital, che è una struttura pubblica. Il trasferimento a una clinica privata in libertà su cauzione sarebbe un'opzione migliore e permetterebbe a noi gesuiti di poterlo incontrare per offrirgli vicinanza e sostegno”.
L'istanza che torna a chiedere per p. Swami la scarcerazione immediata per motivi medici o, in alternativa, gli arresti domiciliari è stata presentata oggi all'Alta Corte di Mumbai. La richiesta si basa sulla testimonianza del confratello p. Joseph Xavier che ha avuto con lui il 14 maggio una conversazione telefonica in cui lamentava tosse, febbre e malessere allo stomaco insieme a un senso di debolezza. Il giorno successivo questo stato di salute non ha permesso all'anziano gesuita in carcere di raggiungere il telefono.
P. Joseph – che conosce padre Swami da decenni – racconta di non averlo mai sentito lamentarsi in passato per la sua salute, il che sembra confermare la gravità delle sue condizioni. Il sospetto di contagio da Covid-19 andrebbe peraltro ad aggiungersi a un quadro generale di salute già serio: p. Swami è affetto dal morbo di Parkinson a uno stadio avanzato, soffre di tremore a entrambe le braccia che gli rendono quasi impossibile svolgere attività quotidiane essenziali come mangiare, bere, vestirsi o lavarsi senza l'assistenza dei compagni di cella. Fatica anche a camminare per via di una caduta avvenuta mentre era in bagno e soffre anche di vuoti di memoria e perdita d'udito.
Nell'istanza per la libertà su cauzione si dice anche che in carcere sta ricevendo medicine diverse rispetto a quelle che il suo neurologo a Ranchi gli aveva prescritto. “Vale la pena di notare - si legge nel testo - che l'Ole-5 è un medicinale antipsicotico utilizzato nel trattamento della schizofrenia, dei disordini bipolari e delle turbe psichiche, malattie che non gli sono mai state diagnosticate. La prigione di Taloja non ha strutture adeguate e l'assistenza medica è fornita solo da tre medici ayurvedici. Appare evidente che la vita di p. Swami è soggetta a una minaccia imminente a causa delle pre-esistenti condizioni di salute, dell'età avanzata, della mancanza di assistenza adeguata nella prigione di Taloja e della diffusione del Covid-19 in carcere”.
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