24/06/2024, 12.31
RUSSIA
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P. Nikolaj, il sacerdote ortodosso che aiutava tutti sgozzato in Daghestan

di Vladimir Rozanskij

Negli assalti islamisti coordinati e di inaudita violenza che ieri sera hanno colpito due chiese e la sinagoga a Derbent e Makhačkala, nel Caucaso settentrionale, sono almeno venti le vittime. Il religioso sessantaseienne ucciso in chiesa davanti ai parrocchiani nel giorno di Pentecoste. Tra gli attentatori uccisi i figli del capo della provincia di Sergokalinsk, arrestato dai servizi dell'Fsb.

Makhačkala (AsiaNews) - Nel Daghestan, una delle repubbliche più tormentate del Caucaso settentrionale russo, la sera di domenica 23 giugno si sono verificati assalti contemporanei di inaudita violenza in due città, a Derbent e nella capitale Makhačkala, contro edifici religiosi, due chiese ortodosse e una sinagoga. Il tragico bilancio parla di circa 20 morti, tra cui 15 poliziotti, e il parroco della chiesa della Protezione della Madre di Dio a Derbent, il protoierej Nikolaj Kotelnikov, di 66 anni e da 40 in servizio a questa comunità, a cui i terroristi hanno tagliato la gola davanti ai parrocchiani nel giorno della Pentecoste. Anche il custode dell’altra chiesa ortodossa ha perso la vita nell’attentato.

Il presidente regionale Sergej Melnikov ha dichiarato stamattina che “l’operazione antiterroristica si è conclusa”, con sei assalitori uccisi, e si cercano ulteriori complici e partecipanti, ma rimane in vigore il regime Kto, di “speciale controllo antiterrorismo”. Gli assalitori sconosciuti, che si pensa possano essere in qualche modo legati all’Isis, hanno aperto il fuoco con armi automatiche sia contro le chiese sia contro la sinagoga, dove subito dopo è stato appiccato un incendio al grido di “Allah è grande!”. Un altro gruppo di terroristi ha assalito anche una postazione della polizia stradale, e un’ulteriore sparatoria ha avuto luogo nel villaggio di Sertokala, nei pressi di Derbent, contro una macchina della polizia.

Secondo informazioni diffuse dall’agenzia Tass, due degli assalitori sarebbero stati riconosciuti come i figli Osman e Adil del capo della provincia di Sergokalinsk, Magomed Omarov, e secondo Interfax sarebbe coinvolto anche un nipote del funzionario. Tutti e tre i giovani sono stati uccisi negli scontri con la polizia, e lo stesso Omarov è in stato di arresto, sottoposto a interrogatorio da parte dei servizi dell’Fsb.

Il 24, 25 e 26 giugno sono stati dichiarati giorni di lutto per le vittime degli attentati a Makhačkala e Derbent. Il giornalista Vladimir Sevrinovskij ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un ricordo di padre Nikolaj, che “apparteneva a una famiglia di cosacchi della circoscrizione dei Sunženskye, un termine che ai tempi sovietici si applicava a parte della popolazione dei Gorskye del Caucaso settentrionale, ed era nato in una Stanitsa, un distaccamento dei cosacchi in Cecenia. Aiutava tutti come poteva, senza mai cercare di ingannare le persone: diceva ai musulmani che avrebbe aiutato anche loro, anche se non poteva battezzarli, e se volevano cambiare religione dovevano andare da qualche altra parte”.

La chiesa di Derbent era già stata oggetto di qualche atto di violenza e intimidazione, da parte di islamisti radicali locali, ma da molto tempo non si verificavano incidenti. Padre Nikolaj si recava ogni tanto in visita alla moschea e alla sinagoga di Derbent, per mantenere buoni rapporti tra le comunità delle varie confessioni. Ora la sinagoga è stata bruciata. Il portavoce del patriarcato di Mosca, Vladimir Legojda, ha commentato che “non è sufficiente condannare tali azioni barbare e ignobili, la società e lo Stato devono fare tutto il possibile per escludere definitivamente la possibilità di queste esplosioni di terrorismo, qualunque siano i motivi che spingano le persone a compiere questi gesti”. Ha aggiunto che “attaccare i servitori del culto e gli edifici sacri di qualunque religione non è giustificabile in alcun modo, sono spazi dove deve regnare la pace e le persone possano avvicinarsi a Dio nel silenzio e nella calma interiore ed esteriore, senza timore di ricevere offese o violenze da qualunque parte”.

Il patriarca di Mosca Kirill ha celebrato una litania funebre per l’anima di padre Nikolaj Kotelnikov, e i sacerdoti della eparchia ortodossa di Makhačkala si sono messi a disposizione della famiglia del sacerdote assassinato e di tutti coloro che sono rimasti vittime dell’attentato.

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