Orissa, Polizia “complice” nella morte di un pastore. Riaprire subito il caso
di Nirmala Carvalho
Per le forze dell’ordine si tratta di “morte accidentale”. Sajan K George, presidente nazionale del Global Council of Indian Christians (Gcic), presenta un rapporto dettagliato su quanto accaduto e chiede al tribunale di trasferire altrove le indagini.
Bhubaneswar (AsiaNews) – Il Global Council of Indian Christians (Gcic) ha chiesto alla corte di Balliguda (Orissa) di trasferire altrove le indagini sull’omicidio del pastore protestante Michael Nayak, dopo l’archiviazione del caso come “incidente”. “La polizia di Kandhamal continua a essere complice degli assassini di cristiani innocenti – denuncia ad AsiaNews Sajan K George, presidente nazionale del Gcic – chiamando ‘morte accidentale’ un omicidio”. Michael Nayak – in un primo momento riportato come Micael Digal – era scomparso il 20 luglio scorso. Al ritrovamento del corpo, il 28 luglio, la polizia non ha avviato alcuna indagine e ha subito chiuso il caso. Non solo: un ufficiale delle forze dell’ordine ha minacciato il fratello della vittima, recatosi dal poliziotto per chiedere la riapertura delle indagini.
Per sostanziare la sua richiesta, il Gcic ha presentato un rapporto dettagliato su quanto accaduto a Nayak. Secondo la relazione, la totale assenza di abrasioni o lividi, ad eccezione di una profonda ferita dietro la nuca, prova che non si è trattato di un incidente stradale.
“Quest’ennesimo caso di giustizia negata – prosegue Sajan George – è aggravata dal fatto che ci stiamo avvicinando al terzo anniversario del brutale e terribile genocidio di Kandhamal. Le violenze di quell’agosto 2008 erano parte di una cospirazione ben orchestrata (di estremisti indù, ndr), che le autorità dell’Orissa hanno sostenuto in pieno”. Per il presidente del Gcic, la mancanza di protezione e riabilitazione delle vittime, insieme all’indifferenza costante della polizia, rappresentano “un tacito assenso e un segno evidente di complicità con quegli attacchi”.
L’attivista ricorda poi il caso di Saul Pradhan, un altro pastore protestante scomparso il 10 gennaio scorso e ritrovato morto pochi giorni dopo. Anche in quel caso, nonostante le ferite fossero segno evidente che si trattava di omicidio, la polizia ha archiviato il caso come “morte accidentale”.
Per sostanziare la sua richiesta, il Gcic ha presentato un rapporto dettagliato su quanto accaduto a Nayak. Secondo la relazione, la totale assenza di abrasioni o lividi, ad eccezione di una profonda ferita dietro la nuca, prova che non si è trattato di un incidente stradale.
“Quest’ennesimo caso di giustizia negata – prosegue Sajan George – è aggravata dal fatto che ci stiamo avvicinando al terzo anniversario del brutale e terribile genocidio di Kandhamal. Le violenze di quell’agosto 2008 erano parte di una cospirazione ben orchestrata (di estremisti indù, ndr), che le autorità dell’Orissa hanno sostenuto in pieno”. Per il presidente del Gcic, la mancanza di protezione e riabilitazione delle vittime, insieme all’indifferenza costante della polizia, rappresentano “un tacito assenso e un segno evidente di complicità con quegli attacchi”.
L’attivista ricorda poi il caso di Saul Pradhan, un altro pastore protestante scomparso il 10 gennaio scorso e ritrovato morto pochi giorni dopo. Anche in quel caso, nonostante le ferite fossero segno evidente che si trattava di omicidio, la polizia ha archiviato il caso come “morte accidentale”.
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