08/05/2018, 09.02
ISRAELE-PALESTINA-USA
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Nuovi segnali stradali per l'ambasciata Usa a Gerusalemme

Il 14 maggio all’inaugurazione, saranno presenti Ivanka Trump e il marito. Funzionario palestinese fa appello al boicottaggio della cerimonia. Si temono esplosioni di violenza per la situazione infammata a Gaza. Palestinesi disillusi.

Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) – Gli impiegati municipali di Gerusalemme hanno installato ieri una nuova segnaletica stradale, con la scritta “Ambasciata USA” in ebraico, inglese e arabo. I cartelli indicano un edificio consolare americano nel quartiere di Arnona,  dalla prossima settimana destinato ad ospitare una cerimonia attesa da mesi.

Il 14 maggio, anniversario dei 70 anni dalla creazione di Israele, le autorità israeliane e americane inaugureranno la nuova ambasciata americana, annunciata lo scorso 6 dicembre dal presidente Usa Donald Trump: per la Casa Bianca, Gerusalemme è la capitale di Israele. Trump non sarà presente alla cerimonia, a cui invece si recheranno la figlia Ivanka e il marito Jared Kushner.

La decisione aveva scatenato le proteste dei palestinesi e del mondo islamico, gli appelli di papa Francesco e delle comunità cristiane, nonché la condanna della comunità internazionale, che non riconosce la sovranità israeliana sulla città contesa e afferma che il suo status dovrà essere determinato in un trattato di pace. Da parte loro, i palestinesi rivendicano l’area orientale della città come capitale di un futuro Stato indipendente.

Saeb Erekat, alto funzionario palestinese, chiede ai diplomatici, alle “organizzazioni della società civile e alle autorità religiose di boicottare la cerimonia di inaugurazione”: la partecipazione all’evento sarebbe un messaggio di incoraggiamento alla violazione del diritto internazionale e dei diritti inalienabili dei palestinesi.

Nel contesto del ripetersi delle “Marce per il ritorno” lungo il confine fra Israele e Gaza – in cui sono morti più di 40 palestinesi  – alcuni temono che l’inaugurazione sia occasione di manifestazioni e scontri. Avigdor Lieberman, ministro israeliano della Difesa, sostiene che Israele è “pronta a pagare qualsiasi prezzo”. Simili preoccupazioni sono emerse anche a dicembre dopo l'annuncio di Trump, ma si sono poi dimostrate infondate, poiché i palestinesi hanno reagito in maniera per lo più pacifica e disillusa.

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