Non solo attivisti: contro l’inquinamento in Cina scendono in campo anche i tycoon
Pechino (AsiaNews) - Un gruppo composto da più di cento industriali cinesi ha deciso di unirsi alle proteste degli attivisti e degli avvocati ambientalisti e chiedere al governo di cambiare la nuova legge sulla protezione ambientale. Questa arriva a prevedere la pena di morte per chi inquina ma stabilisce che solo una Associazione (governativa) potrà presentare denunce valide sull'argomento.
L'attuale legge sull'ambiente è stata varata in Cina 24 anni fa. A seguito di scandali alimentari, proteste sociali e un tasso di inquinamento sempre più alto il governo ha deciso di presentarne una nuova, che in questi giorni viene discussa dalla Commissione permanente dell'Assemblea nazionale del popolo. Nel testo si prevedono nuove e durissime pene per chi inquina, ma si stabilisce anche che "solo la All-China Environment Federation [gruppo statale sotto il controllo del Partito ndr] potrà presentare denunce valide contro gli agenti inquinatori".
Il paletto è talmente ridicolo che la legge, secondo l'opposizione, viene svuotata di ogni significato. Alle proteste degli ambientalisti si sono uniti gli industriali - fra cui Ren Zhiqiang, gigante dell'immobiliare, e Wang Shi - che hanno inviato al governo una lettera aperta in cui chiedono che "tutte le organizzazioni e le fondazioni registrate che operano per la tutela dell'ambiente da almeno 3 anni abbiano il diritto di presentare le denunce che riterranno valide".
Ren è andato oltre e, in un'intervista live su Sina Weibo (popolare sito di microblogging cinese) ha dichiarato: "Avere acqua pulita da bere, cibo sicuro da mangiare e aria sana da respirare sono elementi cruciali del Sogno cinese". Il riferimento è allo slogan del nuovo presidente Xi Jinping: "Non possiamo parlare di sogni migliori, fino a che la popolazione vive in un ambiente che minaccia la vita stessa".
20/01/2007
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