18/09/2021, 08.00
BIELORUSSIA
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Nominato il nuovo vescovo di Minsk: i cattolici bielorussi si difendono

di Vladimir Rozanskij

È mons. Juzef Stanevskij, già vescovo ausiliario di Grodno e segretario della Conferenza episcopale. Erede di mons. Kondrusiewicz, esiliato dal presidente Lukašenko per aver invitato le autorità a dialogare con i manifestanti anti-governativi. Media di Stato attaccano la Chiesa bielorsussa.

Mosca (AsiaNews) – Mons. Juzef Stanevskij è il nuovo arcivescovo metropolita di Minsk-Mogilev, la massima autorità ecclesiastica dei cattolici bielorussi. La nomina, arrivata il 14 settembre, chiude il periodo di amministrazione apostolica di mons. Kazimierz Welikosielec. Quest’ultimo aveva assunto l’incarico lo scorso 3 gennaio, dopo le dimissioni dell’arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz, rientrato in patria dopo quattro mesi di “esilio” in Polonia per aver invitato le autorità a dialogare con i manifestanti nei mesi caldi del 2020. Lo scorso 14 aprile il 49enne vescovo di Vitebsk, mons. Oleg Budkiewicz, era stato nominato nuovo presidente della Conferenza episcopale.

Già vescovo ausiliario della diocesi di Grodno e segretario della Conferenza, Stanevskij ha 52 anni ed è nato nel villaggio di Zaneviči, vicino al confine con la Polonia. Si tratta della zona del Paese a più alta percentuale di cattolici di origine polacca, da cui proviene lo stesso Kondrusiewicz. Stanevskij è stato uno dei primi alunni del seminario di Grodno, riaperto da Kondrusiewicz nel 1990, prima di trasferirsi a Mosca come arcivescovo cattolico russo, per poi tornare a Minsk nel 2007. Diventato sacerdote nel 1995, padre Juzef si è specializzato in diritto canonico a Lublino in Polonia, per poi rivestire anche l’incarico di rettore dello stesso seminario di Grodno dal 2005.

Negli ultimi sette anni Stanevskij ha lavorato con gli altri vescovi nella pastorale nazionale, diventando insieme a Budkiewicz erede dei primi “rifondatori” della Chiesa cattolica in Bielorussia. Ora dovrà affrontare una fase delicata nei rapporti con il governo del presidente Lukašenko, che ha più volte accusato i cattolici di fomentare le proteste di piazza e di essere “agenti” dell’odiata Polonia. Questa è la motivazione con cui il “batka” (dittatore) ha tenuto Kondrusiewicz fuori dalla Bielorussia.

Pochi giorni prima dell’annuncio, il 9 settembre, il nunzio apostolico in Bielorussia mons. Ante Jozič aveva incontrato il ministro degli esteri di Minsk, Vladimir Makej. Nel comunicato del ministero si legge che Makej “ha confermato la tradizionale disposizione del governo bielorusso alla collaborazione costruttiva con il Vaticano”, definendo “incrollabili” le fondamenta di queste relazioni per la storia stessa del Paese. Il ministro ha insistito sulla “inammissibilità dell’incitamento all’intolleranza religiosa” e “sull’importanza di conservare in Bielorussia l’armonia etno-confessionale”. Makej alludeva ad alcuni eventi recenti, e in generale alle relazioni tra ortodossi (russi) e cattolici (polacchi).

Il nunzio Jozič ha rilasciato dopo l’incontro un’intervista al portale Catholic.by, in cui ammonisce che “le autorità bielorusse non ammettono alcun tipo di azione rivolta a suscitare ostilità nei confronti dei membri di altre comunità religiose”, confermando le velate minacce di Makej e dello stesso Lukašenko. L’incontro del resto si è svolto dopo uno scandalo pubblico che ha riguardato proprio i cattolici bielorussi: alcuni giorni prima il giornale statale Minskaja Pravda ha pubblicato sul proprio sito web una vignetta con la caricatura di alcuni sacerdoti cattolici.

Nella satira uno dei preti cantava l’inno patriottico al “Dio potente” (Magutnyj Boža) reggendo la bandiera bianco-rosso-bianca dei contestatori di Lukašenko, secondo il quale si tratterebbe di simboli legati al collaborazionismo con i nazisti durante la Seconda guerra mondiale. La croce del paramento sacerdotale era rappresentata sulla vignetta come una svastica, mentre una nuvola al di sopra dei sacerdoti riportava un’icona dei martiri di Kuropaty, una tragedia del 1943 che suscita ancora oggi violente discussioni. Un articolo accanto alla caricatura si scagliava contro i cattolici e le loro complicità con i nazisti. La vignetta è stata poi cancellata dal sito, ma lo scandalo continua a dividere gli animi.

I vescovi cattolici bielorussi hanno reagito subito contro l’offesa. Con un durissimo comunicato hanno denunciato “chi ha intenzione di alimentare l’ostilità nella società bielorussa contro la Chiesa romano-cattolica, contro i suoi gerarchi e sacerdoti e soprattutto contro la croce di Cristo Salvatore, che ha dato la vita per la salvezza degli uomini”. La Santa Sede non ha sostenuto pubblicamente la protesta, e il nunzio è stato criticato per il suo silenzio sull’episodio anche durante l’incontro con Makej. Per il nuovo arcivescovo si prospetta una missione assai difficile, in cui dovrà cercare di custodire il proprio gregge nei campi infuocati della Bielorussia odierna.

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