Nepal, ultimatum alle Ong della ricostruzione: Seguite il governo o verrete bandite
Scade oggi la settimana di “proroga” concessa dalle autorità ai gruppi indipendenti che aiutano le vittime del terremoto nei distretti di Gorkha e Dolakha. L’area è stata devastata dal sisma di 14 mesi fa, ma l’esecutivo non ha ancora avviato la ricostruzione. Le organizzazioni “devono presentare note spese e seguire le direttive centrali per coordinare l’assistenza”.
Kathmandu (AsiaNews) – Scade oggi l’ultimatum imposto dal governo alle Organizzazioni non governative – nazionali o straniere – che operano nei distretti colpiti dal terremoto del 25 aprile 2015. A più di un anno dal sisma la ricostruzione è ancora in alto mare, ma le autorità hanno preso di mira i gruppi indipendenti che “non si coordinano con l’esecutivo e raggiungono la popolazione senza il nostro consenso”.
Il presidente della Commissione distrettuale per il recupero dal disastro di Gorkha, CDO Bhatta, ha chiesto alle Ong di presentare le note spese e i piani di intervento: “Dopo accurati controlli abbiamo verificato che queste non operano nelle aree che sono prioritarie”. Allo stesso modo si sono mosse le autorità di Dolakha. Entrambi i distretti sono stati epicentro del sisma e sono stati quasi rasi al suolo. Qui la popolazione locale chiede “meno proclami e interventi più rapidi” alle autorità.
Una Commissione di inchiesta nominata da Kathmandu ha “censito” le Organizzazioni presenti sul territorio e, su 60 strutture, hanno ricevuto i documenti richiesti soltanto da 15 di esse. Dipendra Subedi, coordinatore della Commissione, dice: “Abbiamo inviato due mail a tutti i gruppi per chiedere i dettagli dei progetti in corso, ma 45 non ci hanno presentato i programmi richiesti”.
Fra le Ong che non hanno risposto alle richieste dell’esecutivo vi sono le maggiori organizzazioni internazionali: Croce Rossa, Unicef, la sezione “Women” delle Nazioni Unite e Phase Nepal. Anche se non in maniera aperta, la posizione sembra essere attendista. Raju Pradhan, rappresentante della Caritas tedesca, spiega ad AsiaNews: “Dobbiamo ancora capire davvero cosa il governo vuole da noi. Crediamo di stare facendo il meglio possibile”.
Secondo Narayan Acharya, ufficiale preposto allo sviluppo, le Ong “hanno portato avanti molte attività di ‘software’, come programmi per una migliore consapevolezza delle emergenze e per la rappresentanza delle vittime e dei sopravvissuti, ma non hanno messo in campo attività di ‘hardware’, che invece sono misurabili dal punto di vista anche strutturale. Non li lasceremo lavorare se non si verifica un impatto visibile del loro lavoro. E chi si muove in maniera arbitraria verrà espulso dai distretti”. Per Bhatta “questi gruppi non tengono conto delle necessità reali. Le domande della popolazione locale sono una cosa, i loro programmi sono un’altra”.
Il punto sembra essere relativo alla spesa dei miliardi di rupie donate dalla comunità internazionale dopo il terremoto. Sushil Gyanwali, presidente dell’Autorità nazionale per la ricostruzione post-sisma, dice: “Siamo preoccupati perché vogliamo che lo sforzo di tutti produca il miglior impatto possibile. Sappiamo che molte agenzie stanno lavorando e che enormi somme di denaro sono state investite, ma il cambiamento sperato nella vita del popolo non si è verificato. Ecco perché chiediamo migliore coordinazione”.