Nel nuovo corso democratico delle Maldive non c’è spazio per la libertà religiosa
Il presidente Nasheed aveva promesso libertà di espressione e difesa dei diritti umani. La costituzione sancisce che tutti i maldiviani devono essere musulmani sunniti. Per garantire stabilità all’esecutivo il Ministero per gli affari islamici è affidato al leader di una delle formazioni musulmane più intransigenti. Sui blog comincia ad emergere il dissenso della società civile.
Malé (AsiaNews/Agenzie) - Nelle nuove Maldive del presidente riformista e democratico Mohamed Nasheed non c’è spazio per la libertà religiosa e per cittadini che non professino l’islam sunnita.
A quattro mesi dalle storiche elezioni che hanno sancito la fine dei 30 anni di potere incontrastato di Maumoon Abdul Gayoom, il Paese è ben lontano da quel cambiamento proposto dal nuovo presidente, in questi giorni in Italia per promuovere il turismo nell’arcipelago. In campagna elettorale Nasheed aveva annunciato: “Stiamo fuggendo dalla censura della libertà di espressione e dalla negazione dei diritti umani. Stiamo andando verso altre Maldive”. Ma i primi mesi di presidenza del 41enne ex prigioniero politico stanno rivelandosi fallimentari per quanto riguarda la libertà religiosa nel Paese in cui l’islam sunnita è religione di stato e la costituzione sancisce che nessun abitante può professare altro credo.
L’organizzazione per i diritti umani Forum18 afferma che Nasheed non solo non ha introdotto novità in materia rispetto al suo predecessore, ma ha addirittura aumentato i poteri del Ministero per gli affari islamici affidato a Abdul Majeed Abdul Bari, presidente del consiglio degli studiosi dell’Adaalath Party, una delle due formazioni politiche di ispirazione musulmanache ha sostenuto Nasheed nelle presidenziali del 2008.
Forum18 riporta che la società civile maldiviana inizia ora a manifestare il suo scontento. Su blog anonimi cominciano ad apparire critiche al governo e on line viaggia il dissenso di chi teme che il presidente abbia consegnato nella mani di Bari il controllo della religione per ottenere in cambio l’appoggio del suo partito, necessario per la stabilità della coalizione dei governo.
Anche durante la campagna elettorale il peso della religione e la discriminazione verso i non musulmani avevano avuto un peso significativo. L’ex-presidente Gayoom aveva accusato più volte Nasheed di essere “cristiano”, un’insinuazione usata per riassumere in una sola parola il massimo del discredito possibile. Il padre padrone dell’arcipelago, al potere dal 1978 al 2008, ha accusato l’opposizione di voler introdurre “stranieri, ebrei” e religioni non islamiche nel Paese, mentre i suoi avversari hanno risposto accusandolo di non essere musulmano sunnita.
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