Nel Guizhou, la polizia prima tenta di pagare i genitori della vittima, poi riapre l'inchiesta
Wengan(AsiaNews/Agenzie) – La polizia del Guizhou alla fine ha dovuto riaprire l'inchiesta sulla morte della ragazza di Wengan, la cui uccisione ha provocato la rivolta di decine di migliaia di abitanti e l’arresto di centinaia. Prima aveva prima di tentato di comperare il silenzio offrendo 9 mila yuan (circa 900 euro) ai genitori di Li Shufen, 15 anni, trovata morta nel fiume lo scorso 22 giugno. La polizia ha dichiarato il suicidio, ma i genitori e la popolazione sono convinti che la ragazza sia stata uccisa dopo aver subito stupro e violenze da parte di tre giovani, uno dei quali è figlio di un rappresentante del governo del Guizhou.
Un rappresentante provinciale della Pubblica sicurezza, di nome Zhou, si è recato ieri pomeriggio alla casa dei genitori offrendo 9 mila yuan come “compenso” per la morte della loro figlia. La somma è messa a disposizione dai tre giovani sospettati (3 mila yuan a testa). I genitori della ragazza hanno escluso l’accordo: “Non accetteremo mai questo patto diabolico. Noi vogliamo che sia fatta giustizia per nostra figlia”.
Zhou ha anche ordinato alla famiglia di inviare la salma della ragazza nella vicina città di Duyun, per essere cremata. Dal giorno del ritrovamento, 10 giorni fa, il corpo di Li Shufen è tenuto in una bara refrigerata, nell’attesa di un’onesta autopsia. I genitori affermano che la polizia ha cercato di rubare per ben due volte il corpo. Un centinaio di abitanti aiuta la famiglia a far la guardia alla bara giorno e notte. Uno di loro ha dichiarato al South China Morning Post: “L’offerta di 9 mila yuan è oltraggiosa… Come possono degli assassini liberarsi così facilmente dalle responsabilità?”.
La polizia continua ad affermare che la ragazza si è suicidata. Secondo quanto dicono i genitori, uno di loro li ha minacciati: “Non tentate nemmeno di presentare una denuncia – avrebbe detto. A questo mondo non c’è giustizia”.
A Wengan la situazione rimane molto tesa. Ieri la polizia è giunta fino a 300 arresti, mentre televisione e giornali portano appelli ai manifestanti di consegnarsi spontaneamente. Sabato 28 giugno una manifestazione di decine di migliaia di persone è sfociata nella violenza, attaccando e bruciando le sedi della polizia e del governo locale, oltre alla sede della segreteria del Partito comunista. Circa 20 auto governative sono state rovesciate e date alle fiamme. Negli scontri sono rimasti feriti 20 poliziotti e 30 manifestanti. Intanto su internet girano le foto delle violente manifestazioni di sabato e vi sono commenti infuocati contro la giustizia cinese e la corruzione dei capi.
A fine mattinata, l'agenzia Xinhua ha reso noto che il governo ha deciso di far riaprire l'inchiesta.
26/11/2008
27/12/2016 08:20