Myanmar: il governo rimanda i colloqui sulla riforma, studenti annunciano nuove proteste
Yangon (AsiaNews) - Gli studenti birmani, da settimane in piazza per chiedere emendamenti alla Legge sull'educazione (National Education Bill), annunciano la ripresa delle manifestazioni dopo il rinvio dell'incontro - previsto per la mattinata - con i rappresentanti governativi. Nel corso della conferenza stampa tenuta davanti alla sede del ministero dell'Istruzione, i giovani hanno confermato il proposito di proseguire lo stato di agitazione. Una decisione che segue la scelta del governo del Myanmar, che ha di fatto cancellato il previsto vertice a quattro - esecutivo, parlamentari, studenti e membri del National Network for Educational Reform (Nner) - in calendario oggi. Dietro il rinvio vi sarebbe il rifiuto opposto dai funzionari governativi all'ingresso di altri studenti ai colloqui, oltre a quelli già previsti in un primo momento dal protocollo ufficiale.
I rappresentanti degli studenti parlano di intere "colonne" di giovani attivisti, già pronti alla mobilitazione per questa nuova ondata di proteste; essi sono pronti a marciare in direzione di Yangon, partendo da zone diverse del Paese fra cui Mandalay al nord Bassein nel sud-ovest e Tenasserim, divisione nel sud del Myanmar.
Sono le 11 richieste avanzate dagli studenti, per riformare la Legge sull'educazione (National Education Bill) in chiave democratica e rispettosa dei diritti di tutti i giovani del Myanmar. Fra questi l'innalzamento dell'istruzione obbligatoria (e gratuita) alle scuole medie, più autonomia, l'introduzione di dialetti e lingue delle minoranze etniche, maggiori fondi per la scuola e la possibilità di formare sindacati (autonomi) di studenti e insegnati.
In un primo momento l'esecutivo - dietro indicazione del presidente Thein Sein - sembrava disponibile ad aprire un tavolo di confronto con gli studenti, fissando una due giorni di colloqui in programma ieri e oggi. Tuttavia, questa mattina la decisione - secondo alcune fonti imposta dal capo di Stato in persona - di rinviare dopo il 12 febbraio, giorno in cui si celebra la festa dell'Unione del Myanmar e che coincide, quest'anno, con la firma dell'accordo di pace fra governo centrale e gruppi etnici ribelli.
Dal 2011 - fine della dittatura militare, formazione di un governo semi-civile, nomina di un presidente (Thein Sein, ex generale della giunta) - il Myanmar è impegnato in una serie di riforme politiche e istituzionali in chiave democratica. Tuttavia, questo processo di cambiamento - che ha portato anche alla parziale cancellazione delle sanzioni occidentali - ha subito un brusco rallentamento e ancora oggi la leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi non può concorrere alla carica di presidente.
Un tempo il sistema educativo del Myanmar era considerato fra i migliori di tutta l'Asia; tuttavia, decenni di dittatura militare e lo stretto controllo su licei e università hanno determinato una involuzione che pesa ancora oggi sulla qualità e sulla libertà dell'insegnamento. E la minaccia, lanciata dagli studenti, di estendere a tutta la nazione le proteste non può che allarmare le autorità birmane: sono stati proprio gli studenti, nel 1988, a promuovere le prime proteste pro democrazia, represse poi nel sangue dall'esercito.