26/08/2013, 00.00
MYANMAR
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Myanmar, buddisti ancora all'assalto: devastati negozi e case della comunità islamica

Gli scontri sono avvenuti nel fine settimana in un villaggio della divisione settentrionale di Sagaing. Ad innescare la spirale, il presunto stupro di una donna buddista da parte di un gruppo di musulmani. La polizia ha arrestato 12 persone, ma la tensione resta alta. Attivisti ed esperti parlano di rischio “catastrofico” in caso di conflitto interconfessionale.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Le forze di sicurezza birmane hanno arrestato 12 persone, protagoniste di nuove tensioni a sfondo confessionale che nel fine settimana hanno interessato il Myanmar. Secondo fonti locali, all'origine degli scontri vi sarebbe il tentativo di violenza sessuale ai danni di una donna buddista nel villaggio di Htan Gone, nella cittadina di Kanbalu, regione settentrionale di Sagaing, da parte di un gruppo di musulmani. Il ministero dell'Informazione aggiunge che i fatti si sono svolti la sera del 24 agosto e hanno scatenato la reazione della comunità buddista. Non si ferma dunque l'ondata di tensioni a sfondo confessionale che vede contrapposte la maggioranza birmana e la minoranza musulmana in Myanmar; a nulla sono valsi, sinora, gli appelli alla calma delle autorità e l'invito al dialogo di alte personalità della Chiesa cattolica (fra cui l'arcivescovo di Yangon Charles Bo), che lavorano per la riconciliazione nazionale.

Dopo il fermo dei sospetti, almeno 150 abitanti dei villaggi circostanti e tre monaci buddisti si sono radunati all'esterno della stazione di polizia, chiedendo la consegna dei presunti colpevoli. Al rifiuto opposto dagli agenti, la folla ha iniziato devastare edifici, negozi, abitazioni appartenenti ai musulmani, lanciando sassi alla polizia e prendendo di mira pure le squadre di pompieri intervenute per domare gli incendi.

Circa un migliaio di persone ha preso parte al raid punitivo, armati di bastoni, pietre, spade e altri oggetti contundenti; si tratta del primo episodio di violenze interconfessionali a Sagaing. Sono più di 40 le case e i negozi appartenenti ai musulmani andati distrutti e solo nella serata di ieri le forze dell'ordine sono riuscite a riportare la calma. In molti della comunità musulmana, terrorizzati da possibili nuove violenze, hanno trovato rifugio in villaggi vicini o si sono barricati all'interno delle scuole islamiche.

Attivisti per i diritti umani ed esperti di vicende birmane alzano il livello di allerta, sottolineando che le tensioni di natura confessionale potrebbero annullare gli sforzi di cambiamento, in un Paese retto per decenni da una feroce dittatura militare. Gruppi umanitari parlano di rischi di natura "catastrofica" se le autorità non interverranno a scongiurare un conflitto che, almeno a livello potenziale, sfocerà in "crimini contro l'umanità e/o genocidio".

Gli scontri di questi giorni fra buddisti e musulmani confermano il clima di tensione fra le diverse etnie e confessioni religiose che sta montando in Myanmar, teatro lo scorso anno di violenze sanguinarie nello Stato occidentale di Rakhine fra buddisti Arakanesi e Rohingya musulmani. Lo stupro e l'uccisione di una giovane buddista ha scatenato una spirale di terrore, che ha causato centinaia di morti e di case distrutte, assieme a migliaia di profughi che hanno cercato riparo all'estero. Secondo le stime delle Nazioni Unite in Myanmar vi sono almeno 800mila musulmani Rohingya, che il governo considera immigrati irregolari e per questo sono vittime di abusi e persecuzioni. 

 

 

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