03/01/2020, 09.20
MONTENEGRO
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Montenegro, scontri per la legge che sequestra i beni della Chiesa ortodossa

di Vladimir Rozanskij

Il testo approvato dal Parlamento di Podgorica prevede la nazionalizzazione di tutte le proprietà della Chiesa. I vertici della Chiesa ortodossa serba hanno definito questa legge “discriminatoria”, in quanto rivolta contro la “Chiesa straniera” della Serbia. Violenze e scontri in piazza, i timori del Patriarcato di Mosca per una nuova Chiesa autocefala.

Podgorica (AsiaNews) – Le autorità del Montenegro hanno approvato negli ultimi giorni di dicembre un progetto di legge sulla libertà di confessione religiosa, che ha suscitato molte proteste e manifestazioni pubbliche, oltre che la condanna della Chiesa ortodossa serba a cui appartiene anche la giurisdizione ecclesiastica sul Montenegro. Il progetto prevede il sequestro e la nazionalizzazione di tutte le proprietà della Chiesa ortodossa, compresi i monasteri più famosi come quello di Ostrog, e alcune centinaia di santuari.

I vertici della Chiesa ortodossa serba hanno definito questa legge “discriminatoria”, in quanto rivolta contro la “Chiesa straniera” della Serbia, e i partiti di opposizione hanno appoggiato la protesta scendendo in piazza in varie città, bloccando il traffico e suscitando violente repressioni da parte della polizia. Anche un vescovo, Metodij (Ostojc) di Dioklijsk, è stato fatto oggetto di violenze, tanto che il Patriarca serbo Irinej (Gavrilovic) ha invitato a “fermare il terrore”.

Il testo ha suscitato aspre discussioni anche nel parlamento di Podgorica, dove le opposizioni hanno chiesto di tener conto delle ragioni della Chiesa serba; la coalizione di maggioranza si è rifiutata di discutere qualunque modifica. Alla minaccia di bloccare con ogni mezzo le votazioni, la polizia è intervenuta lanciando gas lacrimogeno nell’aula, e arrestando 22 deputati del “Fronte Democratico” del Montenegro (ex Jugoslavia), compresi i suoi leader Andrij Mandic e Milan Knezevic, accusati di aver assalito il presidente della Camera Ivan Brajlovic. Dopo questi disordini, i deputati di maggioranza rimasti in aula hanno approvato all’unanimità il documento.

La legge è stata quindi approvata e sottoscritta dal presidente Milo Dzhukanovic, un convinto fautore dell’integrazione del Montenegro nell’Unione Europea, motivo che lo ha spinto a sostenere la necessità di staccare la Chiesa nazionale da quella serba. Per questo Dzhukanovic appoggia la minoranza ortodossa costituitasi negli ultimi anni con il nome di “Chiesa ortodossa montenegrina”, che avanza la richiesta di ottenere il Tomos di autocefalia come avvenuto di recente con la Chiesa ucraina.

Il Sinodo del Patriarcato di Mosca, riunitosi a fine dicembre, ha espresso tutto il suo rammarico per la situazione che si è creata in Montenegro: “Ci rivolgiamo alla comunità internazionale con l’appello di non permettere la violazione dei diritti delle comunità ortodosse del Montenegro”, si legge nel messaggio diffuso il 30 dicembre. È evidente il timore che si crei la stessa situazione dell’Ucraina, con una nuova Chiesa nazionale benedetta da Costantinopoli, che provocherebbe lo scisma con i serbi e accentuerebbe quello con i russi, da sempre molto legati alla Chiesa e al popolo serbo.

Nel messaggio di Mosca si afferma che “quello che cercano di imporre oggi ai credenti del Montenegro, domani potrebbe avvenire a quelli di altre Chiese”, e si invita le autorità del Montenegro ad ascoltare le ragioni delle opposizioni e non credere ai miti degli “sciovinisti grande-serbi”, che vorrebbero imporre il dominio della Serbia su tutta la regione. “Vi chiediamo – conclude il testo – di vedere nel popolo dei credenti le madri e i padri, i fratelli e le sorelle, i figli, e non abbandonarli in mano agli estranei, agli influssi nocivi che vengono da occidente e sostenere la Chiesa canonica, che unisce la maggioranza dei cittadini del vostro Paese”.

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