23/04/2019, 12.44
SIRIA

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Mons. Audo: Pasqua di preghiera ad Aleppo, in ricordo dei vescovi scomparsi da sei anni

Non si hanno notizie del siro-ortodosso mons. Yohanna Ibrahim e del greco-ortodosso mons. Boulos Yaziji. Per il prelato “non vi sono segni certi della loro presenza” o “canali di comunicazione in atto”. E lancia un appello all’Occidente: sostenere la pace in Siria e la presenza cristiana nel Paese. Il ricordo della Federazione degli Aramei (Siriaci) in Svizzera. 

Aleppo (AsiaNews) - In occasione delle celebrazioni della Pasqua, la comunità cristiana di Aleppo ha ricordato “con la preghiera” mons. Yohanna Ibrahim e mons. Boulos Yaziji, i due vescovi rapiti nell’aprile del 2013 e la cui sorte è avvolta nel mistero. È quanto racconta ad AsiaNews mons. Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo ed ex-presidente di Caritas Siria, il quale conferma che “a sei anni di distanza dal sequestro, non vi sono segni certi della loro presenza e non vi sono canali di comunicazione in atto” con il gruppo che li ha prelevati. 

La domenica delle Palme, sottolinea il prelato, il patriarca greco-ortodosso Yohanna X Yaziji (fratello di uno dei due vescovi) “é venuto ad Aleppo per pregare, come segno di solidarietà della Chiesa e di tutta la comunità cristiana” della città. Inoltre, aggiunge, “ieri pomeriggio anche i siro-ortodossi hanno promosso un momento di preghiera particolare per i due vescovi”. 

“Ogni tanto - racconta mons. Audo - qualcuno li ricorda nella preghiera, ma non vi sono prese di posizione ufficiali e l’impressione è che si tratti di una vicenda perduta. Non vi sono segni della presenza, non abbiamo elementi che favoriscano la comunicazione e regna un silenzio assoluto sulla loro sorte”. Noi, prosegue, “continuiamo a pregare per mantenere viva la speranza, anche perché i fedeli sentono urgente il bisogno di due pastori che tornino ad occuparsi della comunità locale”.

Dal 22 aprile 2013 non si hanno notizie dei due prelati, la cui sorte resta avvolta nel mistero. Un sequestro “anomalo”, cui non sono seguite rivendicazioni né trattative per il rilascio. Mons. Yohanna Ibrahim, vescovo della diocesi siro-ortodossa di Aleppo e mons. Boulos Yaziji, arcivescovo della diocesi greco-ortodossa della città, sono stati rapiti poco prima delle 6 del pomeriggio nella località di Kafr Dael, a circa 10 km da Aleppo.

Secondo alcuni testimoni i due prelati stavano trattando il rilascio di due sacerdoti p. Michel Kayyal e p. Maher Mahfouz , sequestrati nel febbraio dello stesso anno. Giunti a un posto di blocco, l’auto con i due vescovi è stata affiancata da alcuni uomini armati, forse jihadisti ceceni, che hanno sparato uccidendo l’autista diacono. Dalle testimonianze sarebbe emerso che il gruppo era composto da stranieri che non parlavano arabo. Tuttavia, sulla vicenda è calato il silenzio, nessun gruppo ha rivendicato il gesto e ad oggi non è dato sapere se i due vescovi sono ancora vivi.

Sulla scomparsa dei due vescovi interviene anche la Federazione degli Aramei (Siriaci) in Svizzera, secondo cui “i cristiani sono ancora sconvolti e non tollerano più il silenzio dei media”. Per decenni hanno profuso grande impegno “nel dialogo ecumenico fra le diverse chiese cristiane e i leader dell’islam in Medio oriente, in particolare con le istituzioni governative”. Il rapimento, conclude il documento, ha fomentato quindi l’esodo in massa di molti cristiani, fuggiti da Aleppo e dintorni.

“In questa storia - ricorda mons. Audo - non vi sono tracce, né rivendicazioni e non è possibile fare ipotesi plausibili. Vi sono molte ipotesi sul terreno, ma nulla di concreto ed è necessario riflettere per arrivare a una soluzione”. Di certo le violenze contro i cristiani di Oriente e Occidente (vedi il mistero sulla sorte del missionario italiano p. Paolo Dall’Oglio) e la guerra in Siria “hanno determinato un esodo massiccio, che ha impoverito la presenza cristiana nella regione”. 

“I cristiani - afferma mons. Audo - molto hanno perso in questi anni, sebbene come Chiesa stiamo facendo di tutto per rimanere viva e tenere accesa la fiamma della speranza. Vogliamo essere testimoni, con coraggio, affrontando una grande sfida. E le recenti celebrazioni della Pasqua ne sono un esempio, grazie alla numerosa partecipazione dei fedeli, i luoghi di culto gremiti e le preghiere per la stabilità e la fine del conflitto”. “Ai cristiani dell’Occidente - conclude - voglio lanciare un appello: sostenete la pace in Siria e la presenza cristiana, che è essenziale per tutto il Medio oriente, per il mondo arabo e per la stessa Chiesa universale”.

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