Missionario del Pime in Kerala: La mia famiglia dispersa fra i campi profughi
Il p. Shanthi Chacko Puthussery, già missionario in Papua Nuova Guinea e ora negli Usa, è ritornato in Kerala per visitare I suoi genitori anziani e ammalati. Ed è testimone del disastro più grande degli ultimi 100 anni nella regione.
Chalakudy (AsiaNews) – Con quasi 400 morti e circa 800mila sfollati, l’alluvione che ha colpito lo Stato indiano del Kerala è il disastro più grande degli ultimi 100 anni. A causare l’inondazione sono state le piogge torrenziali di questi mesi, ma anche l’opera sconsiderata dell’uomo: per salvare i bacini ricolmi al massimo, in pochi giorni sono state aperte 80 dighe che hanno allagato le regioni circostanti.
Giorni prima della piena, il p. Shanthi Chacko Puthussery, missionario del Pime in Papua Nuova Guinea e poi negli Usa, è tornato in Kerala a Chalakudy (a 41 km a nord di Cochin), per visitare i suoi genitori malati, ed è testimone diretto del disastro: morti, case allagate, la sua famiglia dispersa fra diversi campi profughi. Ecco quanto scrive:
“La nostra casa è sott’acqua fino al primo piano. I miei genitori sono andati a vivere da mio cugino, dove sono ospitati anche una diecina di anziani e malati. Mio fratello minore, sua moglie e i bambini sono in un altro posto, con centinaia di altri sfollati. L’altro mio fratello, sua moglie e i figli erano giunti da Dubai [dove lavorano] per due settimane. Andati a Trivandrum per un matrimonio, sono stati colti dalla piena. Ora sono da qualche parte in un campo vicino a Ernakulam, insieme ad altre 500 persone. Solo a Cochin sono stipati almeno 60mila persone nei campi. Nei giorni scorsi sono venuto a Thamarassery, ma [a causa della piena] non sono potuto tornare indietro e sono ancora qui alla casa del vescovo.
Da quattro giorni, nella mia città di Chalakudy non c’è elettricità e quindi è molto difficile avere informazioni sui propri familiari. La notte scorsa mio fratello mi ha comunicato col telefonino che l’acqua è ancora molto alta e forse dovranno muoversi in un altro posto. Questa mattina ho provato col telefonino a contattare diversi numeri, ma non sono riuscito a parlare con nessuno.
La casa del mio vicino è crollata e la madre (80enne) e il figlio (30enne) sono morti. I cadaveri vengono ricuperati, ma la tragedia resta perché tutto è sovrastato dall’acqua.
I problemi di Chalakudi sono iniziati quando sono state aperte le dighe di Mullaperiyar, Peringalkuth e Sholayar. In tal modo, il fiume è tracimato allagando la zona intorno per 7-10 km. Non ho mai sperimentato un simile disastro nella mia vita. E non si può fare nulla perché la nostra area non ha alture o colline. Elicotteri e barche girano di continuo, facendo del loro meglio per recuperare le persone.
La zona fra Chalakudy fino a Cochin (circa 40 km) e a Trichur (30 km) è molto colpita. Il fiume Barathapuzha è straripato e il ponte è sommerso. Il seminario pontificio di Alway, è salvo perché si trova su un’altura, ma da lì ci si può muovere solo in barca perché tutta la città in basso è allagata.
L’aeroporto internazionale di Cochin, il Nedumbassery è sott’acqua e rimarrà chiuso fino alla fine di agosto, ma alla televisione dicono che tornerà in funzione solo nella prima settimana di settembre….
Chiedo a tutti voi di ricordarci nelle vostre preghiere”.
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